TIM BERNE-CHRIS SPEED-REID ANDERSON-DAVE KING | Broken Shadows

TIM BERNE-CHRIS SPEED-REID ANDERSON-DAVE KING
Broken Shadows
Intakt records CD 362
2021

Non è tanto (comunque non solo) la capitale importanza o il nitido valore nella storia del free jazz o revisionista del secolo passato a titolare tre dei quattro numi della presente incisione, quanto piuttosto la comune città d’origine: la texana Fort Worth ha donato i natali, giusto per un ripassino, ad Ornette Coleman, Julius Hemphill e Dewey Redman (in ordine temporale) laddove il quarto dei patriarchi ossia Charlie Haden, nativo dello Iowa, potè vantare una certa frequentazione professionale con il medesimo luogo. È ancora più a ritroso nel tempo e in seno alla vecchia cultura europea che pescano alcuni concetti di riferimento, attribuiti al compositore francese Darius Milhaud, secondo cui “la cosa più difficile, ed il segreto della musica è scrivere una melodia di alcune battute che possa riuscire auto-sufficiente; la melodia è l’elemento vitale senza il quale tutta la tecnica del mondo rimarrebbe solo lettera morta”, ciò almeno dalle note di copertina, recanti la firma d’eccellenza di Brandford Marsalis, veterano omologo strumentale dei due front-players, autorevole pur nel suo passatismo, che sottolinea il valore di storicità e disciplina nei rispetti dell’improntitudine scriteriata.

Questo però incontra nelle basi del presente programma una sponda relativamente incoerente, almeno negli spiccati fermenti avant-garde conferiti già dalla sezione ritmica dei mai scontati Bad Plus (tali il contrabbassista Reid Anderson ed il batterista Dave King) e non certo meno dalla personalità assortite, non sovrapponibili ma non discordi a priori, di due esponenti d’eccellenza dello strumento ad ancia: è dunque onere dei diversamente pirotecnici Tim Berne e Chris Speed assumere le neo-incarnazioni degli iconici esponenti dello strumento d’ottone, e relative legacy.

D’abord, fitto clima colemaniano nella scelta autoriale d’apertura in Street Woman, connotata dalla grave turbolenza del serrato drumming di Dave King e dalla giustezza scultorea del contrabbasso di Reid Anderson, fungenti da propellente all’invettiva a due delle ance, che completano con energia il conciso sviluppo del passaggio, preludente al colorismo hip-hop della grottesca, hemphilliana Body.

Molto riconoscibile la firma di Toy Dance (in effetti, ancora di Coleman) che opta per una serrata esposizione post-bop, aprendo una quaterna colemaniana che transita nel clima fumoso e fané della scandita Ecars, quindi nel belligerante groviglio della spedita Civilization Day e nel passo più accorto e nell’ironia velata di Comme il faut.

Di nuovo Hemphill ed il suo lacerante lirismo già dall’apertura della fascinosa e obliqua Dogon A.D., preludente ad una ulteriore doppietta di Coleman, ossia l’intenso corpo di C.O.D. (in cui le bacchette di Dave King sembrano rievocare il peculiare sentire ritmico del sommo Billy Higgins), quindi il passo spedito ed il tocco “piccante” di Una Muy Bonita.

Segnata da un breve passaggio latino, l’ariosa e nostalgica Song for Ché molto riprende dello spirito militante dell’autore Charlie Haden (al cui tocco plastico conferiscono rispettoso omaggio le corde basse di Reid Anderson), ulteriore occasione, nell’approcciare le due differenti voci sassofonistiche, per riscontrare le pulsioni idiosincrasiche espresse con maggior urgenza dalla generale intonazione di Tim Berne, laddove suonano in un certo modo prevalenti un diverso senso del calore e del dettaglio nelle vigorie tenorili di Chris Speed.

Spigoloso ed ascendente lo sviluppo di Walls-Bridges, brano da Dewey Redman segnato da furia e vertigine, prima del congedo nella eponima, più funerea Broken Shadows, dalle figurazioni solistiche più distillate e serpiginose.

Un po’ in barba all’impellenza di linearità e rassicurazione del “garante” Marsalis, le grandi “ombre infrante” del recente passato sembrano affidare il plateau della contemporaneità all’inquieta linea di epigoni qui compattata in un’esperienza di co-starring, fissata in un paio di giorni di riprese newyorkesi del maggio 2018 (in realtà già prodottasi on stage in recenti stagioni e pubblicata quasi integralmente in vinile entro un ponderoso, sestuplo box per Newvelle records): appena rilasciato in forma autonoma, lo stringato e catturante programma non dovrebbe stentare a farsi strada fra le incisioni più nuove, titolate e di spessore.

 

Musicisti:

Tim Berne,  sax alto
Chris Speed,  sax tenore
Reid Anderson, contrabbasso
Dave King,  batteria 

Tracklist:

01. Street Woman (Ornette Coleman) 2:34
02. Body (Julius Hemphill) 3:36
03. Toy Dance (Ornette Coleman) 4:01
04. Ecars (Ornette Coleman) 3:53
05. Civilization Day (Ornette Coleman) 2:07
06. Comme il Faut (Ornette Coleman) 3:22
07. Dogon A.D. (Julius Hemphill) 6:58
08. C.O.D. (Ornette Coleman) 3:04
09. Una Muy Bonita (Ornette Coleman) 3:53
10. Song for Ché (Charlie Haden) 3:07
11. Walls-Bridges (Dewey Redman) 2:36
12. Broken Shadows (Ornette Coleman) 5:13

Link:

Intakt Records