THE END | Allt Är Intet

THE END
Allt  Är Intet
RareNoise records RNR 123
2020

Apertura di carattere spontaneo e quasi trovadorico nei suoi tratti improvvisativi, affidata alla gracile e lacerante vocalità di Sofia Jernberg, ai cordofoni nordici di Anders Hana ed alle scabre ed ondivaghe percussioni di Børge Fjordheim, capace di donarci un passaggio di elegiaca frenesia ma, considerato il complesso della ‘gang’ in gioco, l’introitus di ristoro non può durare più di tanto, cedendo la scena all’irruzione di due feroci ance, ossia i bellicosi sassofoni di Kjetil Møster e Mats Gustafsson, che certo non si risparmiano sul piano della “voce grossa”, o insomma della declamazione gridata e rabbiosa per come siamo ormai usi a recepire le loro esternazioni. Dunque i clangori decisi di Dark Wish spazzano via l’acustica quiete della track iniziale e dichiarano il difficile ed instabile equilibrio tra riferimenti folklorici, ritmiche possenti, atmosfere arcaicheggianti ed evocative e le energie estreme dei frontmen sassofonistici, che percorreranno le composite connotazioni del programma.

 

Non tutto qui consiste in corrosivi estri o estemporanea virulenza, trovando anzi in scaletta tra le sei tracks due lavori firmati, quali Imani da Dewey Redman e appunto l’iniziale It Hurts Me Too, a firma della folksinger newyorkese Karen Dalton, che troverebbe nuova linfa interpretativa nelle peculiari radici della vocalist Sofia Jernberg, di natali etiopi ma evidentemente epigona di certe tesoriere della fronda poetica nordica, tali Sinikka Langeland o Lena Willemark (tra le altre).

Spregiudicata polpa e propulsione ritmica nell’eponima Allt Är Intet, percorsa da livide intuizioni alla Talking Heads, che molto devono al plastico ed infaticabile drumming di Børge Fjordheim; cospirativo ed acidamente gospeliano Kråka. Rörde Sig Aldrig Mer non risuona poi così distante, per timbriche e carattere, dalle primigenie urla metropolitane dei primissimi King Crimson, e dunque Imani, a firma del grande poeta afro-americano del sax Dewey Redman, si gioca su aeree onomatopee delle ance e della voce, chiudendo il programma con un peculiare spirito di sommessa poetica “southern” e non poco africanista.

Tutto è davvero ben riuscito in questo disco, si mantiene ancora rozzo e oscuro, ma credo che affrontiamo il lirismo su un livello completamente diverso“, secondo le impressioni entusiaste di Mats Gustafsson. “La band è composta da un mix di persone molto interessante, e la miscela di riff brutali e materiale melodico free è per me un sogno che diventa realtà: mi piace anche la musica semplice, primitiva alla Neanderthal, ma vi si trovano così tanti strati complessi! “.

 

I Nostri hanno, insomma, condotto a loro modo il gioco oltre ogni “abituale” connotazione free (sia pur estremo) e non sarebbe nemmeno l’unica volta in cui l’avant-jazz incontra con virulenza e assai poca prevedibilità il post-rock, di morbosità punk o di clima underground che sia, importando (più o meno intenzionalmente) eterogenee suggestioni, da certi brutali stati sciamanici alla Amon Düül alla forza nucleare e sfaccettata di certi collettivi free nord-europei.

Del peculiare carattere oltranzista della band daranno un’idea non solo i disturbanti ceffi “neo-gotici” esibiti in copertina, ma non meno nel rappresentativo titolo Allt Är Intet (Tutto o Niente), investendosi in tutto (o quasi) e niente concessioni (o non più di tante) a forme e modalità prevedibili.

Nel bilancio del programma, d’estensione non particolarmente protratta (supera di poco i quaranta minuti), insomma si rileva la sedimentazione di più fonti e trademarks ispirativi, tentando di smarcarsi dell’impantanamento da deflagrazione di decibel e tessiture soffocanti, insomma quell’impasse formale che faceva considerare un po’ passatista tanto ricorso ad una visceralità diversamente investibile: quanto in precedenza veniva comunque sdoganato dall’etichetta della “urgenza” o quant’altro avvicinabile, qui appare incanalata entro un complesso filone stilistico, che alle mordaci esternazioni della forma libera intreccia eterogenei riferimenti ed un pervasivo gusto per la sorpresa formale.

 

Musicisti:

Sofia Jernberg, voce
Kjetil Møster, sax tenore, clarinetto, elettroniche
Mats Gustafsson, sax baritono, flauto, elettroniche
Anders Hana, chitarra baritono, Langeleik
Børge Fjordheim, batteria 

Tracklist:

01. It hurts me too 4:59
02. Dark Wish (To Per Henrik Wallin) 9:50
03. Intention and release 5:02
04. Allt Är Intet 8:08
05. Kråka. Rörde Sig Aldrig Mer 6:53
06. Imani 6:49

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