EMANUELE PASSERINI | Trio Geometrics

EMANUELE PASSERINI
Trio Geometrics
Dodicilune dischi Ed 436
2020

Organico componente della solida diade Painting Jazz Duo (in associazione al pianista Massimiliano Belloni), il sassofonista Emanuele Passerini non è nuovo alle licenze individuali e, rivoltando ulteriormente il gioco dopo il recente “Our World” (con il percussionista “Pacho” Rossi), si riformula in sax-trio insieme a due solide realtà del nostro jazz da esportazione.

Audace il puntamento ai modelli nelle premesse, se le analoghe formazioni di riferimento consistono nientemeno che nel trio di Steve Lacy (con Jean Jacques Avenel e Oliver Johnson) o il trio anglo-americano di John Surman con Barre Phillips e Stu Martin, non dimenticando storici ascendenti quali il Coltrane delle non frequenti combinazioni con Elvin Jones e Jimmy Garrison.

«Sono sempre stato affascinato e ispirato dalla formazione del trio senza piano, sax/basso/batteria, e da quella speciale libertà di potersi muovere all’interno dell’armonia e dello spazio, e che si può esprimere in modo naturale in un gruppo così piccolo. Ma mi ha sempre incuriosito quanto la musica possa diventare “geometrica”, melodicamente e ritmicamente, quando viene suonata in un piccolo contesto come un trio e senza uno strumento armonico tradizionale» secondo le premesse dell’animatore dell’operazione.

 

Adottando da subito l’incedere sghembo e stralunato della riconoscibile fraseologia à la Steve Lacy nell’introduttiva Stevelonious (che cita ovviamente anche l’ispirativo Thelonious Monk, rimarcandone peraltro la nota liaison seguace-modello), il gioco dei titoli prosegue con l’esotica e misterica Invocation-Trayne (da cui è legittimo riconoscere dei pesi massimi dell’ancia quali Coltrane e Shorter), mentre una sigla monosillabica quale Stairs ci riporta nuovamente agli stilemi lacyani, ripresi con credibile impegno drammaturgico, avvicendandosi nell’andamento ben più brillante e spedito di Jump & Run.

Passerini depone quindi la (efficace) penna autoriale, recuperando in Glancing Backwards – Green Walnut – Amber una impro del trio surmaniano implementato a quartetto con Albert Mangelsdorff, e in Deadline – The Crust ancora una volta la firma di Steve Lacy, il quale, pur nella differenziazione dei modelli, sembra essere l’ispirazione idiomaticamente primaria nel bilancio complessivo delle otto misure del Trio Geometrics.

 

«Il triangolo è l’unica figura geometrica in cui ogni vertice è sempre in contatto con gli altri due. Musicalmente, questa relazione speciale del trio si traduce necessariamente in un’interazione molto stretta e profonda, storicamente in grado di produrre magia e meraviglia». Nella resa complessiva appare mantenuto quanto progettualmente inteso e, pur senza sacrificare le affermate identità individuali, riesce coinvolgente (e spesso assai brillante) la mimesi organicamente operata dallo spaziante scalpello percussivo di un tonico Tiziano Tononi e dal plastico bordone a corde basse di Tito Mangialajo Rantzer, corroborando la punta solistica del ben animato soprano di Emanuele Passerini, non meno mimetico e che, pur permettendosi qualche vezzo identificativo nel gioco tematico alla “guess who”, opera del proprio grande retaggio strumentale e solistico una rivisitazione argomentata e legittima, senza soggezioni di modello e convincente nelle applicazioni creative.

 

Musicisti:

Emanuele Passerini, sax soprano
Tito Mangialajo Rantzer, contrabbasso
Tiziano Tononi, batteria, percussioni

 

Tracklist:

01. Stevelonious
02. Invocation – Trayne
03. Stairs
04. Jump & Run
05. Intervals
06. Glancing Backwards – Green Walnut – Amber
07. Deadline – The Crust
08. Untitled

 

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Dodicilune