KIM MYHR & AUSTRALIAN ART ORCHESTRA | Vesper

KIM MYHR & AUSTRALIAN ART ORCHESTRA
Vesper
Hubro music HUBRO CD 2630
2020

“Pensavo da un po’ a realizzare una pièce notturna: la musica che ho ascoltato di più, magari quella a me più consona, è quella ascoItata nelle ore prima di andare a dormire, quando il tempo si dilata e le aspettative del giorno svaniscono”.

Non si può dire del creativo e chitarrista Kim Myhr che s’astenga dal giocare, e con una opportuna frequenza, la carta del rinnovamento: limitandoci giusto alle penultime sue produzioni, aveva colpito la ripartizione d’ensemble tra quartetto d’archi, percussioni, voce e chitarre proprie in “Pressing Clouds Passing Crowds” e, più a ritroso, le suggestive speculazioni su vibrazione e tessitura ritmica espresse in “You | Me”.

Ulteriormente giocata su nuove traiettorie, la musicalità spesa entro il presente “Vesper” è tributaria in parte (e con non poche libertà) del filone Ambient, dalle cui più ordinarie espressioni si discosta di certo per le dinamizzazioni interne e la sensibilità cromatica espressa con mezzi solo in apparenza semplici.

Ciò già dall’intro del tripartito lavoro, che attinge ad un curioso clima thriller nel sapientemente protratto dispiegamento d’archi e nell’eccentrico sistema d’arpeggi dei cordofoni (particolarmente l’ammaliante 12-corde elettrificata del leader, ed il setoso dulcimer), segnati da soffuse interpunzioni percussive, atti a sostenere con profonde suggestioni il clima complessivamente onirico del primo brano.

Ambienza di carattere non contraddetto dal secondo passaggio, che maggiormente sembra esporre le meccaniche vibratorie ed il pulsante respiro di chitarre e strumenti d’accompagnamento, anche qui attingendo ad un’efficacia pittorica dell’orchestrazione, vivacizzata dalle macchinose e più metallescenti vigorie della parte centrale.

Più esplicita strutturazione ritmica nell’avvio della terza parte, che cede quindi ad una progressiva fluidificazione dell’impianto sonoro, che si destruttura per crescente sottrazione e vaghezza, toccando una vacuità che alla fine dei circa cinquanta minuti complessivi conferma come la destinazione delle onde musicali in oggetto sia un ascoltatore assorbente e progressivamente più addentro all’attiva contemplazione.

Kim Myhr with the Australian Art Orchestra from Australian Art Orchestra on Vimeo.

Il programma così come i complessi titoli sono peraltro tratti nel primo passaggio dall’autobiografia di Bob Dylan “Chronicles – Volume 1”, nella seconda e terza parte da romanzi molto diversi dello scrittore novecentesco René Daumal, surrealista e seguace gurdjieffiano, ma diremmo che tali distinte fonti si palesino funzionali alla concezione di un soundscape dallo sviluppo coerente, e le vocazioni affrescali espresse nel nuovo progetto di Kim Myhr sono state orientate dal richiedere all’ensemble di attingere ad “una grande massa di suono orchestrale, con molta informazione armonica e molta esecuzione strutturale”. Ancora, sottolineata l’influenza della dimensione notturna, “una collocazione avvolgente ed immersiva, in cui possiamo trovarci nello stato più intimo e privato” e “le notti raffigurate in questi tre passaggi sono calde e balsamiche”; argomentazioni ulteriori queste per disporsi all’ascolto di materiali nella cui fruizione riteniamo possano entrare in gioco parametri di psicoacustica e processi induttivi, e dalle connotazioni peculiarmente rappresentative ed “organiche”.

 

 

Musicisti:

Kim Myhr, chitarra, elettroniche

Australian Art Orchestra:
Peter Knight, tromba, dulcimer, elettroniche
Aviva Endean, clarinetto, clarino basso, clarino contrabbasso, autoharp, umtshingo
Erkki Veltheim, viola
Lizzy Welsh, violino
Jacques Emery, contrabbasso, autoharp
Joe Talia, Revox B77, elettroniche
Tony Buck, batteria, percussioni

Tracklist:

Part One. I caught a glimpse of the sea through the leafy boughs of the pines 17:36
Part Two. We seemed to grow more and more pensive, but in fact we were less and less 21:42
Part Three. No walls, no ceiling, no windows 16:45

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Kim Myhr