FRANCESCA GEMMO - DANIEL KIENTZY
Contours
Dodicilune Ed 426
2020
Quanto all’assortimento elettro-acustico degli strumenti, questo non vive soltanto degli enunciati “colori pastello” (o comunque di timbriche tiepide e lunari), esplicitando anzi e sovente non poca vigoria espressiva, incarnata particolarmente dalle statuarie esternazioni delle ance del con-titolare (agite con apparente essenzialità idiomatica e tecnica, difficilmente apparentabile a tutto quell’immenso patrimonio della semantica jazz nonché alle più nuove espressioni di ricerca, tra cui la microtonalità), le cui corpose sonorità esercitano una sorta di liberale eliocentrismo nei confronti delle rotte libere ma in parte “a programma” del corollario di strumenti.
Questi, nel corso musicale, sembrano ora dispiegarsi ora convergere, disegnando spontanee traiettorie in apparente assenza di qualche linea melodica intellegibile, generando un tessuto musicale apparentemente statico nelle sue figurazioni, in realtà intricato e vivente delle intersezioni delle voci strumentali, selezionate con modalità “in cui una certa idea di suono ‘colto’ avrebbe dovuto alternarsi e talvolta fondersi con sonorità riconducibili alla musica pop-rock-sperimentale” del passato.
Così arruolate, si muovono in libero dibattito la tastiera Hohner Pianet ed il Mellotron (adottate con non poca propensione vintage e che nel generale soundscape contemporaneo riescono timbricamente stranianti), le sognanti corde della chitarra classica, l’ovattato legante della viola, il respiro del flauto, e con palese protagonismo i “saxofoni”, non certo graziati da speciale inventiva nelle linee solistiche, di fatto anzi piuttosto iterativo per espressione, ma carismatico a sufficienza per rivestire il ruolo di fulcro motore dell’intera sequenza sonora.
Quest’ultima permane in una dimensione di astrattezza apparente, rilevandosi piuttosto una forte strutturazione a grandi linee, per cui le figurazioni strumentali collidono e dinamicamente sedimentano secondo movimenti di stratificazione multi-lineare; ciò all’insegna di un magnetismo suggestivo e d’ampio respiro, cadenzato da stasi e pause in forma di “vuoto lirico” che attrae e ricombina le personae strumentali istantaneamente agenti, in guisa d’insolita caleidoscopia sonora.
Al di là delle molteplici connessioni del presente lavoro con le diversificate morfologie dell’avanguardia storica, e certo al di là delle ammissibili riserve sul concreto ruolo ed apporto di siffatte proposte entro il corrente (e quanto mai centrifugo) panorama musicale globalmente inteso, potremmo identificare le figure animatrici dell’operazione in oggetto tra quelle “carriere in arte” che, con onorevole sobrietà (ed in termini sostanzialmente alieni all’auto-promozione), procedono in termini fattivi piuttosto che per immagine e rappresentazione mediatica e, restringendo la visuale sullo specifico prodotto discografico, questo perviene in coda ad una serialità già espressa dalla fertile label salentina, per cui s’avvalora l’idea (ma non è che un’ipotesi) di suggerire l’opportunità di evidenziare anche graficamente tale sotto-sezione d’orientamento avant-garde, che già conta una consistente rappresentazione, rilevando in seno al catalogo un solido roster di artefici piuttosto aderenti ad un filone apertamente di ricerca post-moderna, che non ha evidentemente perso in motivazioni o istanze.
Musicisti:
Francesca Gemmo, Hohner Pianet
Daniel Kientzy, sassofono, contrabbasso
Giuseppe Giuliano, mellotron
Cécile Marchand-Clouet, flauto
Luc Balestro, viola
Wim Hoogewerf, chitarra
Brani:
01. Contour 1 6:08
02. Contour 2 6:14
03. Contour 3 6:07
04. Contour 4 6:07
05. Contour 5 6:14
06 .Contour 6 6:06
Link:
Dodicilune – Edizioni Discografiche & Musicali