Due nomi tra i tanti che negli ultimi anni smuovono e fertilizzano il suono “out” americano dai bassifondi, Warmer Milks e Woods, insieme lo ying e lo yang di una stessa scena in perpetua evoluzione, sempre piu’ inafferabile e quasi impossibile da circoscrivere.
WARMER MILKS: Radish On Light
Troubleman Unlimited (2007) – distr. Goodfellas
Voto: 8/10
I Warmer Milks provengono da Lexington, Kentucky, inizialmente un moniker per le sperimentazioni acustiche e le registrazioni domestiche del chitarrista-vocalist Mikey Turner, poi progetto dalla line-up variabile in cui i nomi piu’ ricorrenti sono quelli di Travis Shelton e Greg Backus. Radish On Light e’ il loro primo album “ortodosso” che spezza la solita pila di nastri e CD-R autoprodotti. Cacofonia e psichedelia, impro-jam, power electronic, tribal-folk-blues e drone-industrial music sono i mezzi espressivi scelti per dar vita a un sound che sprigiona insieme incanti e incubi, atmosfere mistiche e raggelanti. Su tutto aleggia la voce allucinata e strozzata di Turner che avvelena trame strumentali percussivamente e timbricamente “in fieri”, radiazioni elettriche ed elettroniche intrise di feedback e arpeggi dissonanti, melasse noise messe a fermentare tra cupe e abominevoli sospensioni a’ la Melvins (Radish On Light), free-noise, clangori, squeak elettronici e atonali quanto acidissime linee di chitarra che degradano verso la “trance” esotica dei Sun City Girls e dei Savage Republic (In The Fields), terrificanti e tribaloidi alchimie dark-psych-noise (The Shark) e mostruose dodecafonie in chiave acid-blues (Pentagram Of Sores). Tra jam e forma canzone quattro tracce che sfregiano la corteccia cerebrale come lame, le piu’ truci e abrasive finora assemblate dai Warmer Milks, gruppo immenso e’ gia’ necessario che con Radish On Light si sdogana ed esce fuori trincea come meglio non si potrebbe.
WOODS: At Rear House
Shrimper Records (2007)
Voto: 7,5/10
Dalla provincia americana ci strasferiamo nei paraggi di New York per parlare di At Rear House, secondo album ufficiale intestato ai Woods, duo composto da Jeremy Earl e Christian DeRoeck, parallelalmente in azione con i Meneguar e strenui paladini della registrazione su supporto obsoleto con le etichette personali Fuckittapes (per il catalogo su cassetta) e Woodsist (per quello su vinile), marchi che hanno dato voce e asilo a nomi caldi del giro quali Jana Hunter, Raccoo-oo-oon, Wooden Wand, Excepter, Hush Arbors e gli stessi Warmer Milks. Le undici tracce del disco uniscono gusto “campfire” e languore pop con la piu’ genuina prassi lo-fi. Due voci sottili e gentili, ora intime ora impertinenti, che sembrano provenire da impolverati grammofoni anni Trenta. Una fantastica collisione tra la piu’ spettinata tradizione urban-folk del Greenwich Village, il selvaggio spirito silvano degli Appalachi, l’essenziale incisivita’ amatoriale dei Sebadoh e l’anima weird-pop degli Animal Collective. Don’t Pass On Me, Ring Me To Sleep, Walk The Dogs, Love Song For Pigeons, Woods Children Pt. 2 e Picking Up The Pieces sono felici esempi di come sia possibile far convivere sotto lo stesso tetto l’urgenza comunicativa della forma canzone, il piacere dell’arrangiamento, la vena sperimentale e l’attaccamento alle radici, passando con naturalezza da un tamburello a una chitarra acustica, da un banjo ad una sei corde elettricamente lisergica, da un field recording ad un nastro manipolato, da un flauto a una batteria che pulsa spigliate cadenze indie pop-rock. Un album “gentilmente” sensazionale e un progetto senz’altro da pedinare, piu’ di recente reincarnatosi nel trio Woods Family Creeps, autore di un omonimo album su Time-Lag Records che ovviamente sara’ presto oggetto d’indagine e debita recensione.
Links:
Warmer Milks: www.warmermilks.com