Il tempo, diverse scansioni o categorie temporali sembrano essere elementi ricorrenti e particolarmente cari nella sua produzione. Lo si puo’ facilmente dedurre gia’ dai titoli di molte sue opere e composizioni, dall’ultimissimo “In A Time Lapse” procedendo a ritroso fino ai precedenti “Nightbook”, “Divenire”, “Una mattina”, “I giorni” e “Time Out”. Cosa l’attira ai diversi significati di questo termine e alla sua idea di movimento?
Si’, e’ vero. Diciamo che il tempo e’ forse la metafora che in qualche modo accomuna il corso della nostra vita, scandita da tanti movimenti interiori e anche esterni che influenzano le cose piu’ semplici, quali i giorni e le stagioni. Stagioni che possono essere quelle riferite ai periodi che scandiscono il corso della natura ma anche quelle che determinano certi stati o cambiamenti della nostra esistenza.
Tutti questi movimenti e queste scansioni sono poi elementi e forme che si ritrovano all’interno della musica.
È come un tracciato di pensiero che accomuna da una parte la mia esistenza e le mie riflessioni sull’esistenza e, dall’altra, le mie architetture musicali, per costruire intorno a queste riflessioni dei suggerimenti che rientrano poi dentro la musica, fatta di ritorni, di movimenti ed evoluzioni circolari, cose che sono un pò la caratteristica della mia espressione musicale.