Enrico Pieranunzi
1685 – Plays J.S. Bach, G. F. Handel, D. Scarlatti
Cam Jazz - distr. IRD
2011
A distanza di quattro anni dal fortunato album su Scarlatti, Enrico Pieranunzi si avventura sullo stesso terreno con un progetto per piano solo ancor piu’ ambizioso e articolato. 1865 e’ di certo il miglior esempio per comprendere e ammirare il dualismo estetico del pianista e compositore romano, vale a dire quella capacita’ di far convivere il mondo della musica classica da cui e’ partito (e che non ha mai trascurato o posto in secondo piano) con quello del jazz e dell’improvvisazione in cui ha saputo riscuotere successi e risultati invidiabili a livello internazionale. Un mix di sacro e profano, rigore e fantasia, su cui Pieranunzi ha fatto costantemente leva per sviluppare in chiave personale e originale doti tecniche, scrittura e creativita’.
Nella tradizione del piano jazz moderno e contemporaneo la lista di musicisti confrontatisi con una certa regolarita’ con autori, forme e repertori della musica classica e/o colto-accademica e’ anche abbastanza fitta e nutrita (vedi Keith Jarrett, George Gershwin, Bill Evans, Michel Petrucciani, Gil Evans, Chick Corea, Uri Caine, Giorgio Gaslini) e tuttavia all’interno di questa Pieranunzi resta uno dei piu’ efficaci e credibili, proprio in virtu’ di una solida formazione e coltivata sensibilita’ in tale ambito.
Elemento chiave del titolo, la data del 1685 e’ (come ci ricorda e spiega poeticamente lo stesso Pieranunzi nelle note interne di copertina) quella che rimanda all’anno di nascita di “… tre nuovi pianeti, o, se preferite, tre nuove stelle: vale a dire Handel, Bach e Scarlatti. Tre astri le cui orbite si intersecarono qualche volta l’una con l’altra, ma che, per lo piu’, percorsero itinerari indipendenti, la cui traccia luminosissima e’ ancor oggi ben visibile nell’universo firmamento”. Dunque quello dell’album (registrato, come il precedente Plays Scarlatti, presso i Bauer Studios di Ludwigsburg, in Germania) e’ un viaggio avventuroso nel piu’ prezioso e singolare repertorio del classico-barocco ma allo stesso tempo anche un discorso per sottolineare la freschezza espressiva, la perfezione formale e la duttilita’ strutturale dell’opera di tre compositori che ben si integrano con il sincretismo compositivo del jazz e il metodo della libera improvvisazione.
Secondo tale premessa Pieranunzi pone in essere una strategia creativa e interpretativa che estende e integra quella adottata in precedenza per le sole sonate di Scarlatti. Un giochino tanto sottile quanto ingegnoso che si attua tramite tre diversi procedimenti d’approccio alle opere scelte e tratte dal corpus dei tre autori: 1) aprire l’esecuzione del brano improvvisando per poi arrivare gradualmente al motivo e alla struttura dell’originale (come in Impro K183 sulla Sonata in F Minor K183 di Scarlatti o nella IMPROBACK 859 sul Prelude in F# Minor BWV 859 di Bach; 2) partire dal tema originale per poi improvvisare (come come le IMPROHANDEL 481 e 438 o le IMPROBACH 122, 402 e 797; 3) interpretare con fedelta’ la composizione originale (ad esempio nel Prelude in G BWV 884 o nelle Bourre’e I e II e ancora nel Prelude in F# Minor BWV 859 di Bach o nella Sonata in F# K 319 di Scarlatti).
Ne conseguono una linea e un’esperienza d’ascolto realmente appaganti e stimolanti, abbinate alla netta sensazione di un album organico e strutturalmente ben congegnato, un habitat musicale che Pieranzunzi crea su misura per se stesso cimentandosi in modo complementare e fantasioso con l’esercizio dell’interpretazione fedele, del riarrangiamento, dell’improvvisazione e della scrittura ex novo di un tema. Una fantasia e un logica che esplicano al meglio le capacita’ tecniche del pianista romano, declinate secondo vari registri e umori, sempre e comunque caratterizzati dalla sensibilita’, dalla precisione, dall’agilita’ e dall’eleganza del suo tocco e fraseggio.
1685 e’ un disco sopra le righe, sfuggente, insieme moderno e classico, pertanto ne’ solo jazzistico, improvvisato, o rigorosamente accademico. Tra le pieghe di alcuni brani e passaggi Pieranunzi e’ poi abile a uscirsene con ritmi swing, country, blues e sudamericani, senza per questo operare forzature nei confronti delle nature e delle personalita’ musicali di Bach, Handel o Scarlatti. Anzi, li offre a tutti noi (intenditori e profani) mettendone in luce la loro intensa forza, bellezza e ineludibile eternita’. Un regalo e un favore di non poco conto per chiunque avra’ l’accortezza e l’intelligenza di non perdersi questo disco magico e affascinante.
Voto: 8/10
Genere: Classical / Impro
Musicisti:
Enrico Pieranunzi – piano, fortepiano
Brani:
01. CAPRICCIO IN F HWV 481 / IMPROHANDEL 481
02. PRELUDE IN G BWV 884
03. SARABANDA IN E MINOR HWV 438 / IMPROHANDEL 438
04. IMPRO K 183/SONATA IN F MINOR K 183
05. CHORALE BWV 402 ‘O MENSCH, BEWEIN’ DEIN’ SUNDE GROSS’ / IMPROBACH 402
06. BOURREE I eamp; II BWV 807
07. IMPROBACH 859 / PRELUDE IN F# MINOR BWV 859
08. SONATA IN F# K 319
09. IMPROHANDEL 439 / COURANTE IN G MINOR HWV 439
10. IMPRO K 448 / SONATA IN F# MINOR K 448
11. CHORALE BWV 122/6 ‘DAS NEUGEBORNE KINDELEIN’ / IMPROBACH 122
12. SUITE IN A MINOR BWV 818A / IMPROBACH 818
13. INTRO 797 / SINFONIA 11 IN G MINOR BWV 797 / IMPROBACH
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