VINEGAR SOCKS | Vinegar Socks

Vinegar Socks
Vinegar Socks
Grinding Tapes Recordings
2009

Ci sono dischi che spuntano come funghi, nel sottobosco piu’ umido dell’indie italico, dischi che cogli e ascolti con quell’eccitazione e quell’apprensione legate a qualsiasi cosa ti sembri sfuggente e misteriosa. Quando assaggi frutti del genere la testa prende a girare, le note e le armonie sprigionano fragranze terrigne, colori violacei e madreperlacei. L’enunciazione canora e’ secca e acidula, silvana e selvatica, a tratti rilassata e sussurrata. Provi un anche po’ di orgoglio nell’apprendere che gli artefici di cotanta opera vengono da Roma, con dentro anche un pezzo d’America esule da quel di Providence (New England). Jordan De Maio (voce, chitarra) e Paolo Petrocelli (violino) sono la coppia che agisce con la ragione sociale Vinegar Socks, progetto che dopo questo omonimo album d’esordio ha acquisito una fisionomia ancor piu’ nobile e interessante con l’ingresso nei propri ranghi del contrabbassista Matteo Locasciulli (figlio del notissimo Mimmo Locasciulli). Nell’opera in questione – licenziata dalla bostoniana Grinding Tapes – il duo si avvale tuttavia di un manipolo di ottimi strumentisti, dando vita a dodici tracce originali che se da un lato cingono d’assedio l’essenza piu’ intima e ruspante del folk cantautorale anglosassone, dall’altro trascinano dentro alchimie colto-cameristiche, romanticherie balcaniche e febbri tzigane, stranianti acusticherie pop-folk e polke un pelo gotiche e sdrucite che sovrappongono l’ombra di Tom Waits a quella degli A Hawk And A Hawksaw. Un delizioso festival di archi e corde, con il mandolino di Patrizio Petrucci che caratterizza e sottolinea in modo originale, e per nulla oleografico, l’atmosfera generale di molti brani. Una leggera osservazione critica riguarda il tiro narrativo del canto di De Maio, che quantunque avvincente e catalizzante appare in alcuni brani (soprattutto in Salesman In Love e Xylophone) troppo invadente e prolisso, levando cosi’ ossigeno e respiro ad arrangiamenti e virtuosismi strumentali dotati di una bellezza davvero singolare e superiore alla media. Difficile, al contrario, trovare difetti ed eccessi nel ruolo svolto da Petrocelli. Il suo violino tende e comprime con estremo equilibrio la struttura melodica di ogni composizione, alternando felicemente un’anima malinconica e carezzevole ad una spigolosita’ drammatica e sinistra. Before The Unreal, Madeleine, Ashmites, Zeppo e la coppia di strumentali formata da Rillaby Rill e Il balletto degli orfani i titoli piu’ belli, surreali e affascinanti di un disco e di un progetto destinati sicuramente a provocare un gran bel chiasso.


 


 




Voto: 7,5/10


Genere: Chamber-Folk-Pop / Songwriting


 


 




Musicisti:


Jordan De Maio – vocals, guitar, percussion


Paolo Petrocelli – violin


Patrizio Petrucci – mandolin, percussion


Marco Rossini – double bass


Lucrezia Testa Iannilli – bodhran


Yeshi Gusfield – vocals


Matteo Cutillo – cello


Carmine Ruizzo – viola


Martina Mariti- violin


Antonello Cola – oboe


 


 




Brani:


01. Salesman In Love


02. Zeppo


03. Xylophone


04. Life In The Sewer


05. Chimney Sweeper


06. Ashmites


07. Rillaby Rill


08. Vacation From A Vacation


09. Law


10. Madeleine


11. Il balletto degli orfani


12. Before The Unreal


 


 




Links:


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Grinding Tapes Recordings: www.grindingtapes.org