Joe Lovano Us Five
Folk Art
Blue Note - distr. Emi
2009
L’arte e l’esperienza di Joe Lovano sono letteralmente sugli scudi in quest’ultimo disco per la Blue Note che lo vede alla testa del suo nuovo progetto “Us Five”, quintetto completato dal veterano pianista James Weidman e da tre “young cats” di razza quali Esperanza Spalding, Otis Brown e Francisco Mela. La presenza di due batteristi dice di una macchina ritmica frizzante e propulsiva, che sottolinea in modo splendido il carattere imprevedibile ed il piglio inafferrabile di un sound in perpetua evoluzione, melodico e avventuroso, confidenziale e spregiudicato. Era da tanto che “Big” Joe non proponeva un’intero disco di pezzi originali, e in Folk Art, credetemi, ce ne sono almeno due o tre talmente belli e perfetti da poter diventare degli hit del suo repertorio se non addirittura dei nuovi standard del jazz contemporaneo. Tra questi c’e’ innanzitutto la title track (che segue l’iniziale Powerhouse, un esercizio “hard bop” fresco e incalzante), un capolavoro gia’ dal tema melodico gigioneggiante e dinoccolato che il tenore di Lovano delinea e sviluppa nella parte introduttiva. Il brano s’interrompe poi bruscamente sulle svisate ritmiche di Brown e Mela per poi ripartire in quarta con il piano di Weidman che dialoga e improvvisa in trio con Brown e la Spalding fin quando la voce secca e grave di Lovano rientra in pista con un meraviglioso fraseggio in chiave modale che tira dietro di se’ l’intera band su architetture armoniche piu’ astratte e tempi sempre piu’ forti. Un ultimo capovolgimento di fronte rallenta il tutto per consentire uno slight return del tema iniziale, ulteriormente deformato e ancora piu’ efficace nel suo ruolo di coda. Altro numero strepitoso e’ Dibango (dedicata al noto sassofonista camerunense), un funky post-bop in tempo dispari dal carattere assai estroverso, caratterizzato dal timbro pungente dell’aulochrome di Lovano (un doppio sassofono soprano), di nuovo al tenore nel baricentro del brano per scambiare battute con l’inarrestabile Weidman e tutta la sezione ritmica in scintillante stato di grazia. La qualita’ dell’album sta anche nella sua eterogeneita’ stilistica, capace di transitare dalla sperimentalita’ e intensita’ afro-orientale di Drum Song (che sebbene rivolga il suo occhio di bue sugli accenti ritmici e percussivi della coppia Brown-Mela, lascia ampio spazio anche alla Spalding e alle ariose frasi di soprano del leader) al toccante sentimentalismo di Song For Judi, dal viscerale coltranismo di Wild Beauty allo scoppiettante ornettismo di Etterno (leggete il titolo anagrammato e capirete). Disco tra i migliori realizzati da Lovano, Folk Art sottolinea e rimarca le qualita’ del geniale musicista di Cleveland non solo dal punto di vista della tecnica (tra il modale e il tonale abile come pochi nel padroneggiare tutte le scuole di sassofono) ma anche sul piano della scrittura, attenta ad un produttivo connubio di vetusta eleganza e contemporanea eloquenza.
Voto: 8/10
Genere: Modern Jazz
Musicisti:
Joe Lovano – tenor sax, alto sax, taragato, alto clarinet, aulochrome, gongs
James Weidman – piano
Esperanza Spalding – doublebass
Otis Brown III – drums, ankle bells, ascending opera gong, descending opera gong
Francesco Mela – drums, pandero, dumbek, ethiopian drums, ankle bells
Brani:
01. Powerhouse
02. Folk Art
03. Wild Beauty
04. Us Five
05. Song For Judi
06. Drum Song
07. Dibango
08. Page 4
09. Ettenro
Links:
Joe Lovano: www.joelovano.com