MARC RIBOT’S CERAMIC DOG | Party Intellectuals

Marc Ribot's Ceramic Dog
Party Intellectuals
PI Recordings
2008


Era dai tempi dei Rootless Cosmopolitans e dell’album Yo! I Killed Your God che Marc Ribot non si riproponeva con progetti individuali cosi’ rock, elettrici e sgangherati. Varato e rodato in un paio d’anni con un buon numero di concerti e tour, il power trio dei Ceramic Dog e’ un combo energico e dinamico che vede schierati accanto al chitarrista prediletto da Zorn e Tom Waits due giovani leoni dal profilo tecnico stellare, ossia il batterista Ches Smith (gia’ cooptato nel recente passato da Xiu Xiu, Secret Chiefs 3, Trevor Dunn’s Trio Convulsant ed Evan Parker) e il bassista Shahzad Ismaily (session man e collaboratore tra gli altri di Laurie Anderson, Carla Bozulich e Will Oldham). L’album d’esordio Party Illectuals propone una turbolenta miscela di fuoco hendrixiano e spirito ayleriano insieme a deformanti esercizi disco-wave-punk-funk-jazz-fusion in linea con la piu’ intellettuale tradizione avant crossover-downtown dei vari Golden Palominos, Arthur Russell, Ambitious Lovers e Liquid Liquid. Il percorso d’ascolto si presenta, quindi, accidentato e godibile nello stesso tempo, introdotto da una slabbrata versione noise-punk-funk di Break On Through dei Doors e segnato subito appresso dal meccanico passo disco-funk di Party Intellectuals, in cui svettano moog, electronics e acide cacofonie chitarristiche. Ribot se la cava egregiamente anche come cantante, con quel timbro lunatico, anarcoide ed emotivamente distaccato che ben si addice al personaggio. L’organicita’ dell’album si rivela chiaramente sia nei numeri strumentali che in quelli vocali, facendo comunque perno su un’eterogeneita’ stilistica e un complesso di forme, strutture e codici che svelano la duttile scrittura e il gusto onnivoro del chitarrista. Qualita’ che informano altri riusciti episodi quali il funky-pop tropicalista di Todo El Mundo Es Kitsch (il cui appeal e’ ingigantito da sensuali refrain vocali femminili), la ballad in chiave waitsiana e latin-tex-mex For Malena, l’astratto e ambientale onirismo lisergico di When We Were Young And We Were Freaks e sulla stessa onda, ma piu’ notturno e introspettivo, ShSh ShSh, il deforme rock-jazz blues di Never Better (tra Sharrock e Blood Ulmer), le dodici battute incastonate tra George Clinton e Frank Zappa di Pinch, l’arab acid rock di Midost oppure l’electro-prog-rock poliritmico di Digital Handshake, originale rivisitazione di Poste e Telegrafi Blues del chitarrista e compagno di ventura caposseliano Alessandro “Asso” Stefana. Eccellente per idee, contenuti e qualita’ d’esecuzione, Party Intellectuals e’ un disco obliquo su cui non esitare, consigliato per ossigenarsi i timpani e sorseggiare il miglior Ribot d’annata.


 


 




Voto: 7,5/10


Genere: Avant Rock, Disco-Electro-Funk / Downtown Crossover


 


 




Musicisti:


Marc Ribot – guitar, vocals


Shahzad Ismaily – electric bass, moog, vocals


Ches Smith – drums, percussions, electronics


 


 


 




Brani:


01. Break On Through


02. Party Intellectuals


03. Todo El Mundo Es Kitsch


04. When We Were Young And We Were Freaks


05. Digital Handshake


06. Bateau


07. For Malena


08. Pinch


09. Girlfriend


10. Midost


11. ShSh ShSh


12. Never Better


 


 




Links:


Marc Ribot’s Ceramic Dog: www.myspace.com/marcribotsceramicdog


Marc Ribot: www.marcribot.com


PI Recordings: www.pirecordings.com