Il progetto Speedliner nasce sul Lago di Garda, a Desenzano, nel luglio del 2011 da un’idea di Matthew Zak, gia’ leader e bassista dei “The Oranges”. Insieme a Jimbo (anch’egli ex componente dei “The Oranges”), Zak comincia a dedicarsi alla nuova avventura musicale, puntando su fonti d’ispirazione come i “Cure”, ma anche i “Depeche Mode” e gli “Ark”, le cui sonorita’ vengono ovviamente miscelate ad un tocco personale e innovativo.
L’incontro con il produttore Fausto Zanardelli (Edipo) avvicina il duo alle registrazioni dell’album di esordio “Flash”, edito per Produzioni Dada, etichetta di Edipo, Jules Not Jude, The Churchill Outfit. Vite in istanti e istanti in momenti, scatti in parole e riff sintetizzati in dieci potenti tracce ferme sullo scatto del momento.e#8232;“Flash” propone un’ampia riflessione sull’alienazione quotidiana, sulle crisi interiori e relazionali, che spesso esplodono come un fulmine a ciel sereno, ma lancia anche un messaggio di rinascita e la voglia di non commettere gli errori del passato. Ne abbiamo parlato con il leader della band Matthew Zak.
Sound Contest: Il titolo del vostro ultimo disco, “Flash”, e’ legato all’idea dello “scatto rubato”. Vuoi spiegarci questa immagine inusuale?
Matthew Zak: Un click, il flash e l’immagine. Tre fasi per arrivare ad una fotografia. Capita cosi’ che, nell’immaginario dello scatto immobile e immutabile nel tempo, proviamo a custodire nel nostro intimo cio’ che il tempo stesso ha rappresentato per noi. Gli Speedliner nascono in questo modo, prendendo il nome da un modello di Polaroid e conservando questa filosofia. “Flash” non e’ un opera major, amiamo definirla come dieci fotografie di un album del momento, scatti rubati a una fase della nostra vita, un biglietto da visita per farci conoscere parlando di noi e dei nostri momenti ormai trascorsi ma pur vivi nella nostra memoria.
Quali tematiche stanno alla base del vostro progetto?
Come gia’ accennato, con questo disco ci siamo concentrati sulle tematiche della crisi interiore e relazionale dell’uomo, quasi a voler creare un auto-focus fotografico di quello che crediamo sia una condizione esistenziale comune a tanti. A volte la descrizione soggettiva di alcuni fenomeni assume una connotazione molto piu’ oggettiva e su grande scala. Le tematiche che affrontate attraverso nostre canzoni sono infatti di natura quotidiana e, purtroppo, di quotidiana attualita’. Le crisi personali sono quelle che ci fanno maturare piu’ velocemente, ma sono anche quelle per cui soffriamo di piu’. “Flash” e’ un disco che parla di crisi d’orgoglio e di situazioni irrisolte. In futuro lavoreremo su altri temi e altre situazioni, come si dice in questi casi: “stay tuned”!
Dal punto di vista musicale, quali sono i generi a cui vi ispirate? Avete dei modelli di riferimento?
Essendo una band composta da quattro elementi, ognuno con i propri gusti e la propria personalita’, abbiamo infinite influenze musicali. Personalmente amo e faccio riferimento alla cupa new wave elettronica (e non) degli anni Ottanta (per fare nomi noti, “The Cure”, “Depeche Mode” e, prima ancora, “Joy Division”), ma sono amante anche del brit rock anni Novanta e del disperato grunge degli stessi anni. Simone (chitarrista) ha una formazione di stampo simile al mio, con maggiori influenze sull’hard rock di gruppi come “Motley Crue” e “Guns and Roses”, ma anche di riff alla “Suede”. Alessandro (bassista) e’ un’amante del bit, del garage e punk ’77, oltre che della new wave, mentre Andrea (Batterista), maestro di larghe vedute, strizza l’occhiolino alla scena della west coast americana.
Quando e’ nato il vostro gruppo e in quali circostanze? C’e’ un momento della vostra carriera che ricordate con grande entusiasmo?
Il nostro gruppo nasce nell’afosa estate del 2011. Le circostanze sono state quelle della voglia comune di esprimerci e di cercare di trasmettere cio’ che sentivamo dentro di noi. Simone ed io avevamo gia’ avuto modo di collaborare in un precedente progetto che, su scala nazionale, aveva ottenuto una discreta visibilita’. Le varie situazioni ed i cambiamenti, pero’, ci hanno poi portato a cambiare metodo e approccio compositivo. Abbiamo cosi’ dato vita agli Speedliner, con l’intento di non fermarci e di metterci in discussione. Dato che siamo ancora alla ricerca di un “traguardo” non ben definito, risulta difficile, a caldo, individuare un momento nella nostra carriera caratterizzato da particolare entusiasmo. La verita’ e’ che quando si raggiunge un obiettivo si e’ solo fatto un piccolo passo sulla lunga strada verso il successo. Questa non vuole essere una concezione disfattista, ma un input a fare sempre meglio, e’ una grandissima soddisfazione, per esempio, rispondere ad un’intervista come questa.
Qual e’ stato, invece, il periodo per voi piu’ difficoltoso?
Eh eh… di quelli potrei scriverne un’Odissea o un’Iliade… a parte gli scherzi, i momenti di difficolta’ quando si e’ emergenti sono innumerevoli e di difficile spiegazione. Si parte dal dover riorganizzare una band, trovare gli elementi con cui creare l’alchimia giusta, avere le risorse quali il budget e il tempo ma, soprattutto, avere stimoli… credere… volere. La fortuna degli Speedliner e’ da ricondurre proprio a questi ultimi tre punti. Avere gli stimoli per andare avanti sempre, credere che non sia tutto qui e volere… volere ogni giorno imbracciare una chitarra o un qualsiasi altro strumento e continuare a scattare quelle fotografie che teniamo dentro di noi.
Cosa pensate dei vari talent show musicali? (Uno su tutti X-Factor)
Penso che siano una facile e parziale soluzione alla crisi musicale dei nostri giorni, ma anche un esempio di quanto si debba lavorare sodo per diventare un artista. A parere personale gli artisti non si creano, o lo sei o non lo sei, il talento e’ un’altra cosa.
I reality show sono pieni di persone talentuose, ma con un livello artistico totalmente da plasmare; proviamo ad immaginare, per esempio, come sarebbe stata, nella storia dell’umanita’, l’arte se fosse stata creata solo da persone piene di talento ma prive di idee…Immaginiamoci un Van Gogh bravo col pennello ma con nulla da dire…avremmo mai potuto osservare un disagio sublime come “Volo di corvi su un campo di grano”? Ai posteri l’ardua sentenza.
Prossimi impegni?
Stiamo lavorando ad un nuovo disco e nel frattempo stiamo cercando di fissare le date per un piccolo-medio-grande tour; diciamo che continuiamo ad impegnarci a fondo ed in modo accattivante: “work in progress”, potremmo dire.
Intanto ringraziamo chi, come voi, ci da’ l’opportunita’ di esprimerci e far sentire la nostra voce. Nel frattempo speriamo di poterci togliere un pò di sassolini dalle scarpe in modo da riuscire a fare piu’ strada possibile.
Guarda qui il video di “Assente”