CRISTIANO PARATO: melodico basso

Protagonista di questa chiacchierata con noi di SoundContest.com e’ Cristiano Parato, bassista che nel 2009, grazie alle collaborazioni con il grande chitarrista americano Scott Henderson e con il batterista Lele Melotti, ha pubblicato Ostinato Bass, dove oltre che compositore e arrangiatore, si e’ cimentato in diverse tecniche, creando uno stile accattivante ed elegante. Segue un anno dedicato principalmente al discorso live tra cui si sono contraddistinte esibizioni con lo stesso Scott Henderson e con il chitarrista Dominic Miller (chitarrista di Sting da oltre vent’anni).  Nel 2011 Cristiano Parato ha avuto la fortuna di conoscere uno dei piu’ grandi batteristi al mondo, Dave Weckl, e il mito  della chitarra elettrica Mike Stern. Ne e’ scaturita una felicissima collaborazione da cui e’ nato Riding Giants, elegante produzione di Beppe Aleo per Videoradio/Raitrade Edizioni musicali, in cui i dodici nuovi brani evidenziano la crescita tecnica, musicale e compositiva del bassista. Questo e’ un progetto senza precedenti in quanto Dave Weckl e Mike Stern non hanno mai suonato con un bassista italiano in un album. Latin, funky e fusion, conditi con eleganza e melodie immediate, sono gli ingredienti principali di questo cd.



 


Ecco dunque l’intervista che Cristiano Parato ci ha gentilmente concesso.



 


Sound Contest: Le tue composizioni nascono direttamente con il tuo basso o usi anche altri strumenti per scrivere i tuoi pezzi?


Cristiano Parato: Generalmente i miei brani nascono da idee ritmiche che sviluppo con il basso, ma sovente mi capita di comporre usando altri strumenti come la chitarra e il pianoforte.



 


Il tuo nuovo cd e’ arrangiato interamente da te. Come sono nati dunque i tuoi arrangiamenti?


Io adoro ascoltare gli arrangiamenti nei brani di altri artisti; mi piace capire come si sviluppano e come caratterizzano il sound e di conseguenza dedico parecchio tempo alla cura dei miei arrangiamenti. A volte ascoltando una mia base, sento nella mia testa uno strumento che accompagna lo sviluppo del brano e quindi cerco di ricreare la mia sensazione, dando vita il piu’ delle volte ad un arrangiamento efficace.



 


In ‘Riding Giants’ hanno suonato con te Mike Stern e Dave Weckl, rispettivamente chitarrista e batterista di fama mondiale. In quale occasione li hai conosciuti?


Ho avuto la possibilita’ di incontrare e di conoscere entrambi lo scorso inverno al Blue Note di Milano. Ci siamo parlati, gli ho accennato della mia passata esperienza con Scott Henderson e da qui e’ nata la nostra collaborazione.



 


Qual e’ secondo te l’elemento o quali sono secondo te gli elementi in piu’ che hanno conferito due musicisti come loro al tuo album?


Intanto hanno stimolato il sottoscritto a lavorare piu’ intensamente per dare a loro del materiale di qualita’ e poi il resto l’hanno fatto loro, suonando molto bene e adattandosi al mio sound, pur mantenendo il loro stile inconfondibile.



 


Al primo ascolto colpisce molto “Blondie”. Quando hai scritto questo brano?


“Blondie” e’ nato qualche anno fa durante uno studio che stavo sviluppando sulla tecnica slap unita alla tecnica in tapping. Dopo aver composto il loop di basso su di un tempo in 12/8, il resto e’ venuto da se’. Ovviamente quando ho saputo di poter contare su due grandi come Dave e Mike, ho capito che era il momento di far scendere in campo “Blondie”. Credo che il risultato abbia ripagato la mia scelta.



 


Invece in che modo e’ nata la delicata “Two Wings”?


Mi piace alternare l’uso del basso a quattro corde con quello a sei corde, perche’ su quest’ultimo strumento riesco a trasferire i miei passati studi di chitarra classica e in particolare l’uso degli arpeggi. “Two Wings” e’ nato come brano di basso solo; poi un giorno, suonandolo, gli ho canticchiato sopra una melodia che mi e’ piaciuta e quindi sono giunto alla versione finale.      



 


Stai proponendo dal vivo il tuo nuovo album?


Io e il mio gruppo stiamo lavorando alla preparazione di uno spettacolo live per presentare i pezzi del nuovo album e anche i brani presenti nei dischi precedenti. Sicuramente in qualche data sara’ presente anche Dave Weckl.



 


Bene. Ci avviamo verso la conclusione con alcune domande sul tuo strumento. Magari non ci hai mai fatto caso o non ti sei mai posto il problema, ma secondo te un basso solista non rischia di suonare come una chitarra?


Ovviamente esiste il rischio che un solo di basso venga scambiato per un solo di chitarra, ma io cerco intanto di non usare mai effetti chitarristici e poi cerco di suonare in una ottava piu’ consona al basso. E’ pur vero, pero’, che generalmente a dischi come il mio si avvicinano esperti del genere e quindi persone piu’ abituate a sentire un basso protagonista.



 


Ci sono bassisti solisti che consideri come punti di riferimento per la tua crescita musicale?


Io non nasco come bassista solista e quindi non ho mai studiato in quell’ottica. Diventare solista e’ stata una conseguenza della mia evoluzione come strumentista.



 


Pensando ad un bassista solista viene in mente senz’altro Jaco Pastorius. Uno come lui e’ stato influente nel tuo percorso artistico?


Continuo a reputare Pastorius il numero uno, ma semplicemente perche’ e’ stato il primo o comunque il piu’ rappresentativo che sia riuscito a dare una nuova connotazione ad uno strumento che era considerato solo d’accompagnamento. Credo che ogni bassista sia figlio di Jaco Pastorius, anche se poi ognuno di noi cerca di creare un proprio stile, ma le basi si creano studiando la sua tecnica e la sua musica. Non dimentichiamo che era anche un ottimo musicista, compositore e arrangiatore. Quando sono stato a New York a casa di Mike Stern, mi ha raccontato che lui e Jaco erano molto amici e si trovavano a studiare gli standard di jazz sui dischi per ore e ore. Mi disse che era il piu’ grande.



 


In ogni caso Pastorius non c’e’ piu’ da oltre 24 anni e dunque ti chiedo: secondo te da allora c’e’ stata un’evoluzione nell’approccio al basso o nel modo di suonarlo?


Indubbiamente ora il basso e’ uno strumento molto evoluto ed e’ molto presente in qualsiasi genere. Sono state sviluppate tantissime tecniche che a volte derivano da altri strumenti; io personalmente suono il basso a quattro, a cinque, a sei corde e anche il fretless e poi mi diverto veramente quando abbraccio un vecchio jazz bass, quattro corde ovviamente, con l’impostazione alla Jaco, e da suonare rigorosamente con le dita sul pick up al ponte.



 


Ultima domanda: suoni ormai da tanti anni e hai maturato senz’altro tanta esperienza, ma in che direzione sta proseguendo o potrebbe proseguire la tua ricerca musicale?


E’ difficile per me dirlo ora, ma sento l’esigenza di aprire ulteriormente i miei orizzonti compositivi e affrontare nuove esperienze musicali, in modo da portare nuova linfa alla mia musica; per me sarebbe terribile accorgermi un giorno di dover copiare altri o me stesso per andare avanti.



 


L’intervista termina qui. Ringraziamo Cristiano Parato per la sua disponibilita’.



 


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