ELISABETTA SERIO: a Lucca Jazz Donna una donna innamorata… della musica

La giuria del premio “Lucca Jazz Donna”, colpita dalla coerenza e dalla unita’ stilistica del gruppo capitanato da Elisabetta Serio, ha decretato vincitori dell’edizione di quest’anno l’ “Elisabetta Serio Trio” formato da Elisabetta Serio al pianoforte, Giacomo Pedicini al contrabbasso e Leonardo De Lorenzo alla batteria.

La leader racconta, insieme al batterista, la sua vittoria, la sua storia, e i suoi progetti futuri.


 

Com’e’ nata l’idea di partecipare al premio “Lucca Jazz Donna”?

E.S. In modo del tutto casuale. Volevo solamente confrontarmi proponendo le mie composizioni. Non c’era l’idea di vincere qualcosa, semplicemente di capire se al pubblico potesse piacere quello che scrivo.


 

Direi che e’ piaciuto visto che avete vinto il premio. Anche il pubblico (votante) vi ha premiato, e in sala si e’ sentita la partecipazione.

L.D.L. Il fatto di riuscire a comunicare qualcosa con la musica penso che sia inconsciamente l’obiettivo che ogni artista ha, o che dovrebbe avere. Indipendentemente da quello che porti sul palco e da quello che sai fare, se non riesci a creare questo legame con il pubblico che suoni a fare?

E.S. Perche’ un problema del musicista in generale e del jazzista in particolare e’ l’autoreferenzialita’. Cioe’ si suona si’, ma per chi? Per se stessi o perche’ cerchi di comunicare attraverso quello che scrivi?

Io ho imparato da poco a guardare in faccia la gente, a comunicare anche con il corpo, a interagire, perche’ trovo che sia fondamentale. Non posso suonare escludendo il pubblico perche’ io sto suonando per loro. Certo non dico di fare il clown perche’ entriamo in un’altra logica che non ci interessa, pero’ comunicare e’ fondamentale. Gli strumenti a tua disposizione come lo studio e la tecnica fanno parte del tuo background, sicuramente aiutano, ma alla fine quello che deve arrivare al pubblico non e’ il fatto che hai fatto la scala cromatica, ma che hai comunicato attraverso quella scala un’emozione.


 

I brani per i 50 minuti della finale come li avete scelti?

E.S. Ho scelto quei sei perche’ erano i piu’ importanti. Quelli a cui siamo piu’ legati, quelli che abbiamo provato di piu’. Ad esempio “April”, che e’ piaciuto di piu’ alla giuria, e’ stato scritto per mio padre, e si chiama “April” perche’ mio padre e’ venuto a mancare il 30 aprile scorso. “Fil rouge” invece e’ un pezzo che ci lega, e perche’ penso che ci sia sempre un filo rosso che lega e collega tante cose.

L.D.L. “Fil rouge” infatti e’ il brano che ci ha fatto conoscere in modo ufficiale perche’ e’ stato il primo brano che abbiamo suonato e registrato insieme nel disco di Mauro De Leonardo dedicato a Pennac (“Sulle tracce dei Malausse’ne” n.d.r.).

E.S. “Arti” e’ un brano che ho scritto per un gattino che purtroppo ha vissuto solo tre giorni. Abbiamo cercato di nutrirlo, ma non ce l’abbiamo fatta. E poi c’e’ “Africa” che e’ la danza, il corpo e quello che noi siamo.

Quindi sicuramente c’e’ una scelta anche stilistica, perche’ i brani che componi diventano uno stile, ma partono dall’origine del jazz. Perche’ alla fine non ci dimentichiamo che siamo qui per questo.


 

So che tu in passato hai avuto un trio, ma non c’era Leonardo De Lorenzo alla batteria.

E.S. Quando ho registrato la demo per il concorso c’era un altro batterista. Bravissimo, un talento, ma e’ successo un pò come succede in amore quando incontri una persona fantastica, meravigliosa, ma ti rendi conto che non sei innamorata: e’ stata la stessa cosa. Gli ho parlato, come si farebbe in qualsiasi relazione sana, e gli ho detto che non ero innamorata di lui per quanto fosse bravo. Ho sentito Leonardo (De Lorenzo n.d.r.) che gia’ conoscevo e mi sono innamorata di lui per tante cose. Per la sua leggerezza quando suona, per come suona, per come si pone nei miei confronti, perche’ sul palco mi guarda continuamente, tiene gli occhi su di me, in modo spirituale e musicale; perche’ nel genere di musica che facciamo noi l’importante e’ guardarsi, perche’ non sai mai quello che puo’ succedere, perche’ ogni sera e’ diversa dall’altra. È cosi’ che e’ diventato ufficialmente il batterista del mio trio.


 

E il contrabbassista come l’hai scelto?

E.S. Conosco Giacomo Pedicini da molti anni. È uno che non sbaglia un colpo anche se e’ stanco. E siccome, soprattutto in passato, ero un pò insicura quando iniziai a proporre le mie cose, gli ho chiesto se voleva semplicemente aiutarmi in questo cammino. E alla fine ho scoperto anche un amico, non solo un professionista, ma una persona seria che condivide questo progetto e questo viaggio emozionante.

Insomma ho veramente una squadra vincente.


 

Da quali artisti trai ispirazione?

E.S. Ce ne sono tanti che hanno segnato il mio percorso artistico in vari momenti importanti della mia vita. Keith Jarrett e’ stato uno dei primi. Oggi invece mi risulta spigoloso e mi sento un pò paralizzata quando lo ascolto. Ma ce ne sono stati altri come Michel Petrucciani, Bill Evans e Oscar Peterson per citarne alcuni. Pero’ la persona che come cuore e comunicabilita’ mi ha dato piu’ di tutti e’ stata Rita Marcotulli, perche’ lei e’ proprio un pezzo del mio cuore. Perche’ ascoltandola per tanto tempo, al di la’ chiaramente di quella che puo’ essere la tecnica, la bravura che non si discutono, quello che mi piace di lei e’ come comunica la sua musica, le note che sceglie, la cantabilita’.

Invece in ambito non musicale sicuramente mio padre che ho perso 11 mesi fa. Anche se non e’ stato molto presente nella mia vita, perche’ era generale dell’esercito e perche’ era un uomo silenzioso. Io ora lo immagino in termini di energia, lo vedo grande quanto il cielo e vedo che mi sta accanto in una maniera diversa. Quindi se faccio questo e mi metto in gioco devo dire che e’ grazie a lui. Poi chiaramente ci sono i vivi: quello che resta della mia famiglia e tutte le persone che mi stanno accanto come Raffaella, presente nella vita di tutti i giorni, un’ispirazione costante, che mi spinge a migliorare, ad essere me stessa sempre e comunque e Z Star, che è una cantante inglese con cui suono; un vero animale da palco, che riesce con la sua energia ad avvolgere non solo me, ma tutte le persone che la incontrano.

Inoltre volevo ringraziare anche Valerio Silvestro che e’ stato il mio primo insegnante. È uno che, a differenza di molti maestri, le cose te le fa capire “sul campo”. E’ una persona che lavora sul corpo partendo dal principio di bioenergetica e di come stare sullo strumento, scaricare la tensione del corpo a terra partendo da una serie di cose semplici, ma tutte importanti.


 

Progetti futuri?

E.S. Fare un disco. Gia’ la registrazione di domani sara’ un inizio. Vediamo cosa ne uscira’.  Poi mi piacerebbe poter suonare per tutta la vita perche’ e’ quello che mi da’ gioia. Quindi riuscire a portare la mia musica in contesti importanti perche’ penso che lo possiamo fare perche’ noi ci crediamo.