CRISTINA ZAVALLONI: Io sono un’istrione(ssa)

Sound Contest: Ciao Cristina e’ un piacere averti qui a rispondere a qualche domanda per Sound Contest. Cio’ che piu’ colpisce del tuo profilo artistico e’ la varieta’ di impostazioni stilistiche e di generi diversi a cui ti dedichi con grande impegno…

Cristina Zavalloni: …gia’, credo di incarnare quel che si definisce un ‘musicista versatile’. So che questo aspetto della mia attivita’ incuriosisce parecchio, eppure per me e’ il piu’ naturale: faccio solo parte di una generazione di individui che, calati nell’epoca in cui vivono, reagiscono a stimoli costanti e divergenti tra loro. Siamo il risultato di un momento storico ben preciso, e’ un fenomeno nuovo ed e’ certo difficile cercare di classificarlo nell’attimo stesso in cui accade. Ci vorra’ tempo.

SC: Il tuo ultimo lavoro in ambito musicale ha per titolo Solidago, un omaggio al grande Charles Aznavour ma non solo…

C.Z.: Solidago e’ quasi diviso a meta’: da una parte la rivisitazione di Aznavour, dall’altra brani miei. Quando siamo entrati in studio, ci siamo ritrovati con molto materiale: avevamo montato nel corso dell’anno precedente diverse mie composizioni che andavano in svariate direzioni stilistiche, ancora incerti sull’album a cui avremmo dato vita.

Ho usato i pezzi di Azna’ come punto di partenza e ho cucito intorno l’intero cd, scegliendo tra il materiale originale quello che per suono, affinita’ espressiva o – spesso – per contrasto mi sembrava si abbinasse meglio.

SC: Com’e’ nata la tua attenzione per l’orizzonte musicale di Charles Aznavour? Che cosa rappresenta per te Aznavour?

C.Z.: Ti cito le note di copertina del cd, perche’ mi pare riassumano bene l’incontro con Azna’:

Era l’ottobre del 2007, mi trovavo a Parigi e passando in un negozio di dischi mi sono imbattuta casualmente nello scaffale dedicato a Charles Aznavour. Lo conoscevo appena: un amico mi aveva mandato pochi mesi prima un mp3 di un suo brano, destando la mia curiosita’. Allora, in quel negozio parigino, ho commesso un atto che in condizioni di normalita’ considerei impuro: comprare un “best of”. Da li’ e’ iniziato tutto.

Ad attrarmi maggiormente e’ stata l’atmosfera scanzonata di alcuni brani: Si tu m’emportes, Vivre avec toi, Les plaisirs de’mode’s sono diventati per un periodo la colonna sonora delle mie giornate, rendendo tutto leggero e possibile. Sono partita da due pezzi, poi l’omaggio ad Aznavour e’ venuto da se’: si sono aggiunti Qui?, La mamma e Io tra di voi, celebre per le tante versioni italiane.

Voila’. Forse ad attrarmi in lui e’ stata anche la miscela esplosiva di leggerezza e dramma insiti nella sua voce, nei tratti del suo corpo, nella musica (non sara’ un caso se un personaggio come Aznavour, francese d’adozione e cittadino del mondo, continua a dedicare ogni suo successo grande o piccolo alla causa armena, popolo fiero e avversato dalla storia a cui appartiene). Ambisco alla semplicita’, ma ad affascinarmi e’ la complessita’, cio’ che si presta a piu’ livelli di lettura.

SC: … bello “Azna’” … siete ormai in intimita’ … piuttosto, perche’ il titolo “Solidago”?

C.Z.: Uno dei brani del cd si intitola ‘Solidago Compositum’, termine mutuato da un rimedio omeopatico di cui ho fatto uso nel periodo di gestazione del brano (il testo non e’ altro che la lista dei suoi ingredienti, piante officinali). Ci piaceva il suono della parola ‘Solidagò e quando, da una rapida ricerca online, abbiamo scoperto che e’ il nome di una pianta perenne e dal fusto eretto, altrimenti detta ‘Virga Aurea’, non abbiamo piu’ avuto dubbi sul fatto che fosse il titolo perfetto per l’album: un inno alla virilita’ maschile e alla fertilita’, all’energia pura!

SC: …francamente, mi era sfuggito questo aspetto “erotico” della cosa … che in verita’ e’ abbastanza velato… nel disco sono invece chiaramente presenti ed avvertibili diversi stili, diversi stati d’animo, diversi cambiamenti di umore…

C.Z.: … beh, quella sono io: irrequietezza, passaggi repentini da un mood all’altro, ricerca della varieta’, trasformismo, sono alcune tra le mie caratteristiche piu’ spiccate. Inevitabile che si riflettano nei miei lavori.

SC: Raccontaci qualcosa dei colleghi musicisti che ti accompagnano in questo disco e nel tuo tour.

C.Z.: Si potrebbe scrivere un pamphlet su ognuno di loro e un altro sulle dinamiche di noi quattro messi insieme. Invece mi limitero’ a dire che li adoro, suonare e viaggiare insieme e’ sempre una festa. E mi stanno insegnando quanta pazienza e continuita’ servano per affiatare davvero un gruppo, per imparare a conoscersi e a interagire con la fluidita’ che la musica richiede. Sono molto grata a tutti loro anche per l’abnegazione con cui hanno accolto le mie idee musicali, contribuendo in larga parte a tradurle in suoni compiuti.

SC: Assistendo ad uno spettacolo live nel corso tuo tour estivo colpisce immediatamente la tua fisicita’, la tua forte partecipazione corpo ed anima al dipanarsi dello spettacolo, quasi come una danza oppure una piece teatrale…

C.Z.: Danza e’ la parola giusta. Ho danzato per molti anni, sin da quando ero piccola; desideravo ardentemente dare la danzatrice, ma quando e’ venuto il momento di scegliere non ho saputo rinunciare alla musica e ne ho fatto la mia attivita’ prinicipale. Il rapporto simbiotico col corpo continua tuttavia a far parte di me, lo vivo come una necessita’ e credo emerga quando sono sul palco. Da qualche anno pratico lo yoga con passione, e questo placa – in parte – il mio costante bisogno di muovermi e ballare (anche nei luoghi meno opportuni: a volte giuro che ho la sensazione di venir presa per pazza).

SC: Abbiamo visto che i tuoi interessi sono molteplici e sappiamo che i tuoi progetti ed impegni sono vari ed articolati. Anticipaci qualcosa del tuo futuro prossimo…

C.Z.: Due progetti su tutti: un duo nascente col mandolinista brasiliano (e mostro di bravura) Hamilton de Holanda, in cui confluira’ il mio recente – e non troppo originale – amore per la musica brasiliana e il debutto in un ruolo che corteggio da tempo: La Femme, nell’opera ‘La Voix Humaine‘ di Francis Pouenc, che mettero’ in scena a Bologna nel febbraio 2010 in duo con Andrea Rebaudengo, e nella versione scenica con orchestra al Teatro di Bolzano nel marzo 2010. Poi un tour negli US ad aprile 2010 (Walt Disney Hall Los Angeles, Carnegie Hall New York). E tante altre cose (un cd nuovo in cantiere, tour col quartetto IDEA, ecc…), ma piano, una cosa alla volta.


SC:
Questo e’ il ritratto che emerge dal breve ma intenso colloquio con Cristina Zavalloni. Non sembra e non e’ affatto poco. Una “istrionessa” nel senso di un’artista in cui la teatralita’ scorre spontaneamente dentro di se. E scorreva certamente con impeto gia’ dapprima di incontrare Aznavour. Un personaggio quindi che, artisticamente, va tenuto attentamente d’occhio, di cui nessun aspetto espressivo va assolutamente trascurato, e di cui sentiremo ancora molto parlare.

Le foto di Cristina Zavalloni al Phonetica Jazz Festival 2009 a Maratea


La recensione di Solidago su Sound Contest