Incontriamo Giuseppe La Pusata, percussionista e batterista napoletano, che ci presenta in anteprima il suo primo lavoro discografico, “Naissance”, e ci parla dei suoi progetti.
S.C.: Presenti al Pomigliano Jazz Festival 2009 in anteprima il tuo primo disco da leader, dopo anni di collaborazioni ad altissimi livelli e molte partecipazioni a produzioni discografiche altrui. Verrebbe da dire “finalmente…” Hai sentito il bisogno di fare il “punto della situazione”?
G.L.P.: In effetti e’ propio cosi.
Dopo aver registrato dischi, aver suonato e partecipato a progetti con tanti musicisti ho sentito l’esigenza di fare qualcosa che mi appartenesse dal punto di vista interpretativo e soprattutto che desse libero sfogo ad un esigenza compositiva.
Ho sempre amato scrivere musica, un bisogno nato in modo naturale e cresciuto pian piano negli anni, ma da un pòdi tempo avevo in mente di registrare. Alcune composizioni del disco risalgono, infatti, ma qualche anno fa, ma la spinta decisiva e’ arrivata dopo la permanenza in Francia, esperienza che mi ha arricchito dal punto di vista professionale mettendomi di fronte ad un modo di approcciare la musica che definirei piu’ spontaneo, piu’ libero e meno artificioso.
Vivere in un’altra nazione per qualche tempo e’ un cosa che consiglio a tutti.
S.C.: Per questo “debutto” ti sei affidato ai compagni di una vita, quelli con cui ti trovi con un cenno, il pianista Francesco Nastro e il contrabbassista Aldo Vigorito. E’ difficile trovare un trio longevo come il vostro e con tante idee ancora da sviluppare. Qual e’ il segreto?
G.L.P.: Non esiste nessun segreto, ma una semplice regola che dovrebbe essere alla base di qualsiasi lavoro in gruppo: divertirsi!. Ci diverte ancora molto suonare insieme, perche’ abbiamo lo stesso modo di vedere, interpretare e sentire la musica e questo chiaramente ci da’ una spinta maggiore dal punto di vista stilistico.
Puo’ capitare a volte di suonare con degli ottimi musicisti, con i quali pero’ non si crea nessuna sinergia ed il risultato e’ assolutamente freddo, senza possibilita’ di nasconderlo.
Io Aldo e Francesco ci conosciamo ormai da circa 10 anni e ed e’ stato amore “al primo pezzo”; negli anni abbiamo imparato a stimarci e a fidarci delle spinte che di volta in volta partono da un componente del trio, senza inibizioni o posizioni precostituite.
Non e’ facile trovare dei musicisti bravi e disponibili come loro… sono stato molto fortunato.
S.C.: Parlaci un pò di “Naissance”, partendo dal titolo… la tua “nascita” discografica? Otto brani tuoi, qual e’ lo spirito del disco, che atmosfera si respira?
G.L.P.: Avevo veramente tanti motivi per scegliere questo nome.
Nascita del mio primo disco come autore, rinascita dal punto di vista musicale dopo un periodo di ricerca dell’identita’ stilistica e nascita del mio primo nipote a cui ho dedicato il pezzo che da’ il titolo all’album e di cui voglio raccontarvi un piccolo aneddoto.
Mia sorella partorisce e dopo qualche tempo mi chiede di scrivere una ninna nanna da cantare a suo figlio, una cosa semplice da fare per gioco, in poche ore; lo stato emotivo intenso di quel periodo ha preso il sopravvento e dopo un pò di tempo mi sono ripresentato a lei con una ballad in 3/4, molto complicata armonicamente, che vagamente alludeva nella melodia ad una ninna nanna. Immaginate l’espressione di mia sorella!
La musica e il jazz in particolare, a cui da molti anni dedico gran parte delle mie giornate, rappresentano per me il mezzo espressivo piu’ congeniale per dare forma alle emozioni.
Dal punto di vista tecnico posso dire di aver lasciato Aldo e Francesco liberi di esprimere se stessi senza particolari costrizioni, in un clima disteso e arioso come nelle due ballad, 21 e Naissance, ma soprattuto nel pezzo Sarasa‘ dove tutta la parte improvvisativa si sviluppa in un contesto modale.
Ci sono inoltre alcune composizioni in tempi dispari (Danse d’un seul pied, Blusette, Butterfly Stroke e Linda’s tango, 7/4 e 5/4, piu’ difficili per l’orecchio occidentale. Per questo ho cercato di sopperire alla “pesantezza del quarto mancante” perseguendo un’atmosfera aperta e rilassata. Tutti i brani sono sostenuti da linee melodiche decise. Del resto siamo mediterranei, italiani e soprattutto campani, intrisi di un senso melodico che emerge inevitabilmente quando si compone musica.
S.C.: Tu, cosi’ come i tuoi compagni di viaggio, sei un veterano del Pomigliano Jazz Festival, cresciuto notevolmente nella sua lunga storia tanto da essere uno degli appuntamenti piu’ conosciuti e attesi a livello europeo. C’e’ da esserne orgogliosi per musicisti come voi che sono cresciuti anche grazie alle collaborazioni nate durante il festival.
G.L.P.: Ci sono varie ragioni, umane e professionali, per volere bene a questo festival. Il Pomigliano Jazz, grazie alla politica di gratuita’ degli eventi, permette anche ad un bacino consistente di non appassionati di avvicinarsi a questo genere musicale. Un Festival che non trascura gli aspetti didattici grazie alle guide all’ascolto, sempre gratuite, e quindi un momento di crescita culturalmente importante perche’ la musica e’ cultura e la cultura e’ di tutti. Poi ci sono le collaborazioni estemporanee, ma musicalmente interessantissime. Quando partecipai al concerto de ‘E Zezi con gli Art Ensemble of Chicago, coordinati da Francesco Nastro, fu un esperienza bellissima.
Un festival diverso, sorprendente dove si miscelano culture e si propongono accostamenti musicali inusuali. Un festival amato specialmente dai musicisti campani perche’ e’ una delle poche rassegne italiane che lascia spazio alle novita’ e ai talenti emergenti. In molte rassegne di jazz in Italia si tende a costruire un cartellone ricco di nomi eccellenti, mentre a Pomigliano c’e’ sempre la giusta mistura tra la star e l’emergente.
Spero che questo Festival possa rinnovarsi e crescere sempre piu’ negli anni diventando luogo di aggregazione culturale per la nostra regione.
S.C.: Quali sono i tuoi prossimi progetti e collaborazioni, a parte la promozione del disco ovviamente…?
G.L.P.: Collaboro con molti musicisti e ultimamente ho partecipato a vari progetti e registrato alcuni CD, ma mi piacerebbe promuovere al meglio “Naissance”. Inoltre ho gia’ in cantiere altre composizioni e non ti nascondo che sto pensando ad un nuovo disco. Spero che per l’autunno prossimo si possa andare in sala a registrare. Ormai credo di aver trovato un filone compositivo che mi rappresenta musicalmente e stilisticamente. E’ importante suonare sempre cio’ che si e’.