Parliamo di “Alkemèlia”, il nuovo disco della cantante, autrice e scrittrice Paola Massoni. Per correttezza di cronaca dobbiamo segnalarlo come esordio visto che in questa sede, per la prima volta, la Massoni veste anche i panni di autrice di queste nuove scritture e non solo interprete. Un progetto davvero maestoso che vive con prestigio e coerenza in quell’equilibrio precario e – per certi versi – assai “violento” che divide la musica (e quindi il canto) classico, lirico, dalle venature pop di musica leggera. E questo disco sposa entrambi i dizionari restituendoci una forma estetica che il main stream ha più volte celebrato. Sono 19 le tracce dove troviamo anche ampi percorsi strumentali come “Limbo” dalle oniriche visioni a tratti lisergiche o una suggestiva composizione “Lamentomi et sospiro”, adattamento in musica su un testo di Iacopone da Todi tratto dal Laudario Magliabechiano. Dunque l’ascolto da subito si inquadra in un profilo impegnativo e alto, dove le derive leggere con anche finimenti di elettronica, per quanto ci provino, non riescono del tutto ad arginare la proiezione culturale di questo lavoro che inevitabilmente troverà riscontro in un pubblico qualificato e pronto ad una immersione di questo livello. Plauso per l’artista toscana che ha celebrato la mitologia di Mélia non solo attraverso questo disco di scritture sue ma anche in un libro dal titolo “I Misteriosi Mondi di Mèlia” in cui si custodiscono i testi della trilogia teatrale ad essa rivolta.
Suono gentile, una produzione importante che sconfina dalla didascalia, un approccio sicuramente coraggioso e ricco di audacia. Sono dipinti più che canzoni…
Un benvenuto a Paola Massoni. E benvenuto ad un disco alto di genere e di proposta. Una prima domanda “sociale”: come vivi questa lunga distanza che ti separa dalle mode e dal main stream? Oggi sono distanze che impediscono molta della comunicazione artistica e culturale… come la vivi questa sorte di “esclusione” a cui inevitabilmente vai incontro rivolgendoti ad un pubblico di nicchia?
Sono abituata a non essere alla moda e a scrivere ciò che sento profondamente, senza pensare a farlo con un fine commerciale. Penso che prima o poi, se questi brani hanno valore come penso, verranno fuori. Sono fiduciosa.
Parliamo di questo suono… tra pop e lirica ma soprattutto tra suoni “classici” ed elettronica… ci sono tante facce dentro… come lo hai scelto e come lo hai ricercato?
Tutto parte dalla mia immaginazione e dal mio gusto per la contaminazione. Amo la musica classica, provengo da quel mondo, ma mi sento proiettata verso il cambiamento e sento che con questo primo progetto, in cui l’elettronica si lega alla voce pop-lirica, ho intrapreso la strada giusta. Una strada che non termina qui…
Paola Massoni e la RadiciMusic… incontro spirituale, artistico… come vi siete trovati?
Ho fatto un po’ di ricerche… ho inviato il mio progetto e subito c’è stato un feeling. La RadiciMusic ha nel suo team progetti ricercati, particolari, di qualità, coraggiosi; sono inoltre persone sensibili, attente, altamente professionali. Ho pensato che era la famiglia artistica di cui volevo far parte e infatti mi hanno adottato!
Parliamo del libro… “I misteriosi mondi di Mèlia”… come ci arrivi all’idea di una simile pubblicazione?
Prima sono nati i copioni teatrali, poi la rappresentazione. Molti del pubblico hanno intuito il valore del testo e mi hanno chiesto se ne avevo delle copie. Avendo già vinto alcuni concorsi letterari, ho provato a inviarlo al Concorso Letterario Internazionale Città di Pontremoli e il testo completo di didascalie sceniche ha vinto il premio speciale “Scrivere per il teatro”, così ho deciso che valesse la pena pubblicarlo.
La tua carriera è ricca di contaminazioni di stile. In genere, stili così “accademici” (se mi passi il termine) sono sempre diffidenti da contaminazioni più popolari. Tu come la vivi invece? Cosa pensi a riguardo?
Io sono priva di preconcetti. Sono lontana dalla mentalità accademica, se per questa si intende una mentalità chiusa, sono una persona che cerca di essere preparata e di fare con cura il percorso che sento mi fa star bene. Ho cantato Sting, Dowland, Haendel, Piaff, Brel, Bellini, Puccini, Cilea, Verdi, Mozart, Cohen, Weill, Gershwin, Ellington, Morricone, e molti altri compositori, adoro i Queen, i Pink Floyd, il gospel… insomma quanta bellezza. Perché privarsene. L’importante è la qualità con cui si propongono.
E in generale perché è così raro ascoltare dischi di questo genere?
Perché in Italia i gusti musicali del pubblico vanno verso musica meno impegnata, che non chiede di essere ascoltata con attenzione, ma che faccia da sottofondo alle mille cose che dobbiamo fare ogni giorno. Probabilmente dovremmo recuperare qualche minuto per noi stessi e ascoltare anche questa musica: ne troveremmo beneficio, sicuramente.