MY BLOODY VALENTINE | Anteprima ROCK IN ROMA

La band di Kevin Shields per la prima volta nella capitale

Ci sono band che attraverso la bellezza delle loro intuizioni irrompono nel panorama mondiale della musica rock,
scrivendo pagine importanti di storia e lasciando alle nuove generazioni una strada da seguire, un lume sonico da preservare, un curioso condotto aurale da esplorare, con l’intento di spingere le prurigini creative oltre l’apparente bellezza delle banali commistioni compositive. I My Bloody Valentine sono una di queste band!

Formatasi nel lontano 1983, la formazione irlandese e’ considerata una delle piu’ importanti dei primi anni novanta,  perche’ precursori dello Shoegaze, un sottogenere dell’alternative rock. Dopo un ventennio di inattivita’, che molti intesero come un vero e proprio scioglimento, tornano sulla scena portando in tournee MBV, il loro ultimo lavoro discografico. La data romana  e’ la seconda ed ultima uscita italiana. L’attesa e’ tanta e si percepisce, l’Orion Live Club di Ciampino (Roma) e’ preso d’assalto dalla folla di cultori e neofiti della band, e’ bello vedere un pubblico variegato, il brizzolato vissuto e la curiosa avidita’ tardo adolescenziale, entrambi proiettati all’esperienza sonica di raro godimento.
Curiosa e preoccupante la distribuzione dei tappi all’ingresso, sono attese muraglie vibranti devastanti, una sfida  all’ultimo timpano o una caustica mediazione fra noi e la performance? Non resta che aspettare. Il club man mano va riempiendosi, un risultato incoraggiante visti i tempi di buio culturale, tutti si stringono, si ammassano, alla ricerca del posto migliore, sperando di incrociare lo sguardo addizionato di emozione di uno dei componenti o scrutare i loro movimenti, il loro malaffare tra effetti e processi poco affini ad intelligenze terrestri. Manca poco… Dopo una rapida  ricognizione dei tecnici eccoli salire sul palco senza fronzoli od esagerate eiaculazioni mediatiche, Kevin Shields imbraccia il suo “giaguaro scalpitante” ed e’ finalmente suono vivo. L’atteggiamento introspettivo non e’ cambiato, l’ego e’ disintegrato, lo sguardo rivolto alle scarpe sottende ambizioni.

 

Intenso il cromatismo psichedelico delle video performances che accompagnano le devastanti gestazioni ritmiche prodotte dalla batteria di Colm O’Ciosoig e dal sadico bassismo di Debbie Googe, che trasuda una ferocia interpretativa pazzesca. Shields e la Butcher, instancabili, danno sfogo ai loro sonagli creativi erigendo muri di suono estranianti, addolciti di rado dalla melodica intromissione della voce sognante di Bilinda, noise e paramelodia che si uniscono in una sessione orgiastica, tenuta ben eretta grazie anche al supporto delle tastiere di Tina Durkin. I brani proposti spaziano dai vecchi successi ai nuovi contenuti nell’ultimo album. In New You la ridondanza ritmica, quasi a stigmatizzare un gravoso ed alienante passaggio, viene contrastata dalla dislessia luminosa della chitarra di Shields, il canto e la frase melodica della tastiera, come una nenia, conducono al passaggio mistico. In Cigarette in your bed, tratta dall’EP del 1988 You mad me realize, la chitarra acustica ingaggia un percorso di astrazioni soniche, una dimensione immaginifica dondolante, i feedback, piu’ eterei, lasciano spazio ad una singolare vicenda raccontata dalla flebile voce quasi curativa della “donna con la chitarra rossa”.

Il capolavoro Only Shallow esalta il pubblico ormai madido di sudori gaudenti, l’entita’ evocata dal “generatore di suono” violato da Kevin Shields si dimena senza tregua, urla e gioisce del suo martirio e nonostante la sua breve esistenza da meditabondo dispensa ricchezza. Il finale e’ per orecchie corazzate, il muro viene esasperato raggiungendo livelli non umani, veniamo destrutturati nell’intimo e poi ricomposti in un istante dilatato. Ad acme’ raggiunto, come da copione, un saluto fugace che sa di arrivederci.