Francesco Cusa & The Assassins meets Duccio Bertini
Black Poker
Clean Feed
2019
Carlo Boccadoro
Francesco Cusa è sempre stato un enfant terrible nel mondo del jazz. Lo si potrebbe definire un agitatore culturale che non si occupa solo di musica, ma anche di letteratura, filosofia e arte. Nei suoi progetti ritroviamo tutto ciò.
“Black Poker” è sicuramente un progetto particolare nel quale il batterista catanese tenta di tessere trame inedite tra il suo gruppo, The Assasins, e il Florence Art Quartet, un quartetto d’archi di stampo classico. Alla guida troviamo Duccio Bertini, compositore e direttore d’orchestra, che qui troviamo in qualità di arrangiatore delle composizioni scritte da Cusa.
L’incontro è travolgente, il connubio tra le due formazioni funziona perfettamente. Il Florence Quartet si muove con disinvoltura tra il Novecento, partendo da Schönberg per arrivare a Penderecki e Ligeti. Gli archi non abbelliscono la melodia jazz (siamo lontani da Charlie Parker with strings), i due ensemble si integrano, dialogano, creano connessioni inedite. L’intento del progetto pare la costruzione di un “corpo senza organi”, citando il filosofo Gilles Deleuze “[…] Disfare l’organismo non ha mai voluto dire uccidersi ma aprire il corpo a connessioni che suppongono tutto un concatenamento, circuiti, congiunzioni, suddivisioni, e soglie, passaggi e distribuzioni d’intensità, territori, e deterritorializzazioni…”
Spades/Picche trova il giusto equilibrio tra archi e improvvisazione con un fantastico Cusa che si rende godibile fin da subito per poi sviluppare un drumming più ricercato, afasico, che dialoga con il sassofono di Giovanni Benvenuti e la creatività di Giulio Stermieri al piano.
In The Act of Killing Music (The King) il chorus è perfettamente costruito e magnificamente accattivante, sa integrare gli archi con un beat semplice ed efficace; la successiva improvvisazione collettiva si chiude con una melanconia di fondo non indifferente.
In Clubs/Fiori la tromba di Flavio Zanuttini si fa apprezzare lasciando man mano spazio al piano che continua un’improvvisazione forsennata sostenuta dalla batteria di Cusa che satura l’ambiente.
Diamonds/Quadri si apre con un fast tempo che improvvisamente muta per offrire la possibilità agli archi di tessere una ariosa melodia.
Elegia è un brano minimale, le piccole cellule melodiche vengono ripetute, si sovrappongono, Bertini alla tastiera contribuisce alla timbrica.
Un progetto dinamico, importante che permette di dare nuova linfa ai brani di Cusa: uno scontro infinito, la volontà di “…fare rizoma e non mettere radici”, per citare ancora Deleuze, per una musica molteplice, eterogenea, che sa proliferare senza avere una struttura gerarchica ma reticolare, diffusiva, che non mette radici: “[…] seguendo l’intuito del pokerista, sempre in bilico tra azzardo e parsimonia”, come ricorda Cusa nelle note di copertina dell’album.
Musicisti:
Francesco Cusa, batteria
Giulio Stermieri, pianoforte, organo Hammond
Flavio Zanuttini, tromba, elettronica
Giovanni Benvenuti, sassofono tenore
Florence Art Quartet:
Daniele Iannaccone, violino
Lorenzo Borneo, violino
Agostino Mattioni, viola
Cristiano Sacchi, violoncello
Duccio Bertini, tastiere in “Elegia”
Brani:
01. Spades/Picche
02. The Act Of Killing Music (The King)
03. Clubs/Fiori
04. Dr. Akagi (The Queen)
05. Interludio
06. Diamonds/Quadri
07. Kirtimukha (Hearts/Cuori)
08. Elegia
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