Anche l’edizione 2010 del Phonetica Jazz Festival e’ stata archiviata ed e’ tempo di bilanci. Positivi, tutto sommato, per una manifestazione che nonostante le difficolta’ dovute alle difficili contingenze economiche – comuni peraltro a tutte le iniziative dello stesso genere – e’ riuscita a dimostrare personalita’ e grinta. Elementi, questi ultimi, profusi a piene mani innanzi tutto dal suo organizzatore, il batterista Aldo Bagnoni, e assieme a lui da tutti i suoi collaboratori, che sono cosi’ riusciti, pur tra mille difficolta’, a proporre quattro giornate di buona qualita’ accomunate dal fil rouge delle “biodiversita’ musicali“. Con un’accezione doppia: la prima, costituita da un festival musicale parallelo, “I Suoni Del Campanile“, in collaborazione con l’Associazione “Ateneo Musica Basilicata“, la seconda intesa come coesistenze e contaminazioni tra musiche di generi diversi, che sono alla base e costituiscono la quintessenza del jazz. Piuttosto carente la pubblicita’ all’iniziativa, ancora a causa delle ristrettezze economiche del momento, con la conseguenza di non riuscire sempre a dare il giusto risalto ai diversi progetti della manifestazione.
La prima serata, mercoledi’ 4 agosto, nella piazza S. Maria Maggiore di Maratea, dopo una performance de “I Suoni Del Campanile”, ha visto protagonisti Marco Sannini col suo “Good vibes – cambiamo l’aria“. Marco Sannini, alla tromba e flicorno, ammicca con le parole, oltre che con la musica – “good vibes” sta per “vibrazioni positive” ma anche per “buon vibrafono” – ed e’ accompagnato infatti da Marco Pezzenati al vibrafono, da Marco de Tilla al contrabbasso e da Leonardo De Lorenzo alla batteria, ed il sottotitolo “cambiamo l’aria” sottintende al suo modo di calare, nelle interpretazioni jazz, ispirazioni anche molto colte, che si rifanno a Scarlatti, a Pergolesi, ed alla musica rinascimentale.
Marco Sannini e’ considerato uno dei migliori esponenti del jazz campano, protagonista di diverse formazioni musicali e la sua “biodiversita’” consiste dunque nel proporre una forma di improvvisazione ispirata ai temi colti ma pure, come sempre, piena di attenzioni per le radici popolari e venata dalle tradizioni mediterranee, con non rari momenti di riflessivita’ e di pacatezza. Da segnalare particolarmente la figura di Pezzenati che ha offerto notevoli prestazioni al vibrafono, ed il contributo non meramente ritmico di Marco De Tilla al contrabbasso.
Nella serata successiva, quella del 5 agosto, in piazza del Gesu’, a Fiumicello di Maratea, e’ stata la volta di Aldo Bagnoni “Melody Makers“, in cui si sono proposti Roberto Gagliardi ai sassofoni, Mauro Tre al pianoforte, Marco Bardoscia al contrabbasso ed Aldo Bagnoni alla batteria. Tutti i protagonisti, nessuno escluso, hanno proposto un jazz in chiave semplice ed intellegibile anche ai piu’ profani; un ottimo compromesso per proporre un genere musicale, che puo’ risultare talvolta anche molto ostico, ad una piazza estiva, eterogenea, per sua natura composta anche da un pubblico semplice che, nel pieno dell’estate, cerca solo un pò di divertimento senza complicazioni. L’esperimento, basato in buona parte sul protagonismo degli aspetti ritmici della musica, e’ ben riuscito; la chiave propositiva si e’ rivelata la piu’ giusta per questo tipo di kermesse, come ha dimostrato il gradimento del pubblico che non solo non ha abbandonato la platea ma si e’ via via accresciuto ed entusiasmato durante lo svolgimento della serata.
Toni invece un pò calanti sulla serata del 6 agosto nel Parco di Palazzo Tarantini a Maratea. In programma “Memorie – Viaggio in Lucania, tra ricordi e realta’” con Felice del Gaudio al contrabbasso solo ed elettronica, che accompagnava con improvvisazioni musicali una raccolta di vecchie immagini della sua Lucania tra gli anni ’40 e ’60 dello scorso ‘900, frutto di un puntiglioso lavoro di ricerca e ricostruzione storica. Un progetto ricco di temi introspettivi e di momenti di grande profondita’ lirica che illustravano la poverta’ ed i momenti di vita quotidiana, di duro lavoro, di sacrificio e talvolta di stenti, delle popolazioni lucane prima del boom economico seguito agli anni sessanta. Un tema tosto, quindi, e certamente di non facile fruizione, cui e’ seguita una performance di Antonello Salis, al piano solo ed alla fisarmonica, che da sempre propone un suo concetto di “biodiversita’ musicale” contaminando il suono del piano con gli oggetti piu’ diversi inseriti tra le corde, suonate a volte anche a pizzico con le dita ed accompagnandosi con la voce ed il fischio. Complice forse la rigidita’ del clima – anche in termini strettamente atmosferici – di una sera che seguiva una giornata di pioggia, piuttosto che l’impegno dei temi proposti, la serata non e’ stata delle piu’ frequentate.
La serata del 7 agosto, in cui era programmata la performance Cinzia Spata ed Alessandro Gwis Duo, e’ stata annullata, a causa di un improvviso lutto cittadino.
In chiusura, Giuseppe
Ancora una volta, quindi, la formula di un jazz piu’ accessibile, caratterizzato da spunti spiccatamente melodici e da soluzioni armoniche meno rocambolesche, non ha sottratto ricercatezza alla performance nel suo complesso ma ha invece rappresentato la chiave migliore per riempire una piazza, gia’ di per se popolata da una consistente presenza delle cittadinanza ed animata, come in una piccola festa, da una mostra di artigianato, e lasciare il folto pubblico ampiamente soddisfatto.
Le prospettive per il futuro del Phonetica Jazz Festival ci sono, e sono anche abbastanza nitide; la macchina organizzativa ha superato la fase di rodaggio e possiede tutte le potenzialita’ per procedere speditamente anche in salita, ma occorre indiscutibilmente fare chiarezza, e con tutto il necessario anticipo, sugli appoggi su cui poter contare e sulla programmazione in termini di investimento culturale da parte degli enti preposti a promuovere e sostenere una manifestazione di questo tipo, che per i livelli raggiunti, non puo’ assolutamente permettersi passi falsi.