Dopo una notte di brindisi e note, per dare il benvenuto al nuovo anno, sveglia “senza fretta” ed un solo pensiero…come resistere alla tentazione di fare una capatina al museo Emilio Greco per apprezzare nuovamente Cinema Italia, il magistrale omaggio di Giuliani, Biondini, Pietropaoli e Rabbia alle musiche da film, che sono diventati dei veri e propri classici della cultura, non soltanto musicale, italiana? Detto e fatto, puntuale sono lì e, mentre mi aggiro tra sculture moderne, schizzi al carboncino e incisioni su pietra, mi perdo nell’arte suprema dei quattro musicisti, che hanno ottenuto il meritatissimo sold out per tutte le loro esibizioni in loco.
Pausa pranzo con un bel piatto di umbrichelli alla norcina, ricetta tipica orvietana: pasta fresca, funghi e salsicce locali, che bontà!
Ed ecco, alle 16.00, un concerto molto atteso, l’ineguagliabile Tandem, collaudato e fortificato dalla condivisione di anni di esperienze di vita e musicali: Fabrizio Bosso alla tromba e Julian Oliver Mazzariello al pianoforte.
La suggestiva Sala dei 400 del Palazzo del Popolo fa da cornice perfetta a questo concerto, che viene registrato a favore di una prossima pubblicazione discografica. Si alternano brani più ritmati ed altri più intimistici, tutti con una stessa, strepitosa costante: l’affiatamento dei due musicisti, che ci regala i potenti soli di Bosso ed i poetici tocchi di Mazzariello, che ci lasciano ammutoliti ed entusiasti dinanzi alla loro arte.
Un percorso di amicizia e professionale, quello tra i due, pieno di genuino affetto e stima: lo confermano chiaramente i loro abbracci spontanei, la loro affine e palpabile sensibilità.
Bis con Bosso che, senza amplificazione alcuna, scende dal palco per suonare in platea…con naturalezza, mentre suona, prende posto tra il pubblico, che applaude entusiasta.
Alle 18.00 raggiungiamo i Funk Off che oggi hanno un nuovo special guest, il sassofonista Jerry Popolo, che li affianca in un paio di brani, Bye bye blues e Top. Simpaticissimo nel suo intervento, Popolo non si limita a suonare, ma balla anche, cercando di imitare le coreografie che animano il rispettivo brano, osservando cosa fanno i colleghi vicchiesi: divertente!
Alle 21.00 il Teatro Mancinelli ospita un doppio concerto: si inizia con il duo formato dal pianista Danilo Rea ed il trombettista Paolo Fresu.
I due raccontano che si conoscono da molti anni, ma che difficilmente hanno suonato insieme, se non in sporadiche occasioni, forse un paio.
Regalano brani immortali, come Que sera’ que sera’ di Chico Buarque, La ballata dell’amore perduto di Fabrizio de André, Norwegian wood dei Beatles e Bye bye blackbird di Julie London. Non tralasciano un omaggio alla musica classica con Lascia che io pianga di Georg Friedrick Händel ed uno al pop con Almeno tu nell’ universo scritta da Maurizio Fabrizio per Mia Martini.
Senza dimenticare Accross the Universe dei Beatles, E se domani di Mina ed un gran finale con Bocca di rosa di De Andrè.
Cambio palco a favore di Viva/De Andrè, omaggio alla memoria del cantautore genovese, nel ventennale dalla sua scomparsa.
Luigi Viva, giornalista e scrittore, è il curatore dell’allestimento di questo spettacolo.
Il suo reading ci fa conoscere aspetti inediti della personalità di De Andrè, mettendone in risalto la sensibilità civile e facendoci partecipi della sua militanza giovanile in un gruppo jazz di Genova, nel quale suonava anche uno schivo Luigi Tenco, che non provava i brani ed andava via subito dopo aver finito di suonare.
Con lui sul palco i Modern Jazz Group, che hanno scelto il medesimo nome della band in cui De Andrè suonava la chitarra nei primi anni Cinquanta: Francesco Bearzatti al sax, Alfredo Paixao al basso, Pietro Iodice alla batteria, Giampiero Locatelli al pianoforte e Luigi Masciari alla chitarra ed alla direzione musicale.
E, mentre scorrono alcune immagini in bianco e nero, ai racconti ed alla musica si frappongono alcune registrazioni inedite, in cui la voce dello stesso De Andrè, svela determinate circostanze e situazioni.
Viva riporta che, con l’aggravarsi della situazione bellica, la famiglia De Andrè si trasferì a Revignano d’Asti, località che consentì al cantautore di sviluppare, anche grazie alla persona di Emilio Fazio, il suo amore per la natura e gli animali.
Ci dice quindi che lo zio di De Andrè, Francesco, scampato alle persecuzioni naziste mangiando le bucce delle patate, beveva, conduceva una vita dissennata e fu fonte di ispirazione per il nipote che scrisse La guerra di Piero, che da’ voce al suo interesse ed attenzione per gli umili. Riccardo Mannerini gli insegnò a pensare, separando le cose utili, da quelle inutili.
Ed ecco, a seguire, la band proporci la propria rilettura musicale dei temi di “Creuza de ma” e de “La città vecchia”.
E mentre Viva racconta che nel 1956 De Andrè acquistò un disco di un trio jazz, -The Jimmy Giuffre 3, in cui alla chitarra suonava Jim Hall, il suo primo modello artistico – , la band esegue La canzone di Marinella e Don Raffae’.
Viva ci ricorda allora che nel 1990 De Andrè pubblicò “Le Nuvole”, con cui iniziò a fare riferimenti politici ed a creare un movimento di artisti che riuscirono a far liberare Renato Curcio.
Ci rivela pure che era un grande appassionato di pesca, uno che aveva la canna da pesca sempre nel portabagagli; e che aveva anche un altro amore, quello per le donne: in particolare la prima moglie, Enrica Rignon, madre di Cristiano, e Dori Ghezzi.
De Andrè amava la terra e comprò una cascina a Tempio Pausania che è collegata ad una delle peggiori esperienze che possano capitare ad un uomo: dal 27 agosto 1979 fino al 21 dicembre 1979 Fabrizio e sua moglie Dori furono infatti sequestrati da dei banditi.
Viva menziona che, prima di morire, il ‘falegname di parole’ – come si autodefiniva De Andrè – stava scrivendo i Notturni, rimasti inediti perché c’era solo la parte testuale. Lo spettacolo si conclude con La ballata dell’amore perduto.
Facciamo una vera e propria corsa al Palazzo dei Sette, dove stanno per spegnersi le luci di questa ventiseiesima edizione del festival: giusto in tempo per vedere Nick The Nightfly e la sua band che accolgono per un brano due ospiti d’ eccezione: Dado Moroni al pianoforte e Fabrizio Bosso alla tromba: che bella sorpresa!
Gran finale per un festival da record, in quanto alla presenza del pubblico -+15% -, all’incasso totale ed ai concerti già sold out in prevendita.
Arrivederci alla prossima!