Giornata soleggiata, ma fredda ad Orvieto. Eccoci alla Sala Expo del Palazzo del Popolo dove il The Big Easy Trio con Mauro Ottolini al sousafono, Karima alla voce e Oscar Marchioni al piano omaggiano New Orleans, detta anche Crescent city.
Dopo il primo brano piano e sousafono…purtroppo si verifica un intoppo: si è rotto il sousafono e si attende la sostituzione…che arriva dai Funk Off, che hanno appena terminato la loro marciante mattutina…davvero una tempistica provvidenziale!
Ecco arrivare anche Karima sul palco, che ci regala una splendida (You make me feel like) A natural woman di Aretha Franklin.
Continuano con un omaggio ad Etta James, con Our Sunday kind of love, dedicato ad un amore lontano, che incontri solo nel weekend.
Propongono quindi un brano del 1962, dedicato all’amore, di quello che fa sentire le farfalle nello stomaco. Per l’occasione, Karima ha chiesto ad Ottolini e Marchioni di fare da coristi e dobbiamo dire che se la sono cavata davvero bene!
E mentre eseguono Say la la la in the middle of night, Ottolini “spacca” veramente tutto…ora si è rotto anche il charleston!
Ma “the show must go on” ed ecco quindi Hit the road Jack, un allegro brano di Ray Charles del 1956; poi Sittin’ on the dock of the bay di Percy Sledge e Try a little tenderness, omaggio ad Otis Redding.
Conclusione, tra gli applausi di una platea sold out, con la bella Back to Black di Amy Winehouse ed una sentita Hallelujah I love her so di Ray Charles.
Optiamo per una pausa pranzo che non ci distoglie dalla musica: jazz lunch al ristorante “Al San Francesco” con la calda voce di Wee Willie Walker ed il soul della Anthony Paule Soul Orchestra. E mentre ci rilassiamo in questa storica location – un convento francescano del 1300 – assaporando ravioli ricotta e spinaci, un ottimo maialino al forno con polenta ed assaggiamo da un ricco tagliere salumi e formaggi umbri, restiamo nuovamente rapiti dalla graffiante timbrica di Walker, che regala emozioni e brividi, brano per brano.
Alle 17 siamo al Teatro Mancinelli, per applaudire il trio americano, il cui pianista Barry Harris, ancora ricoverato in ospedale – ma fortunatamente in ripresa – in questa occasione viene sostituito da Dado Moroni. E non a caso, perché Moroni, con la sua grande arte ed il suo magistrale tocco, è stato l’unico musicista europeo invitato dagli americani a prendere parte al prestigioso contest pianistico Thelonious Monk.
Moroni dichiara subito che suonare con Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria è come viaggiare su di una comoda limousine con mini bar, in una autostrada senza curve. È la seconda volta che suona con Ben ed è l’ennesima che suona con Lewis.
Variegato il repertorio proposto, con grande riscontro di pubblico: scorrono, tra gli altri, gli omaggi a Louis Armstrong, Thelonious Monk ed a Milton Nascimiento.
Finale con First smile dedicata ad Oscar, figlio di Moroni, che lo sta accompagnando in un percorso di conoscenza della realtà, vista con occhi nuovi, da bambino.
Pausa per la cena ed il brindisi di rito, per accogliere il 2019 tra le bollicine; all’1.00 rieccoci al Teatro Mancinelli, dove si esibisce il New Direction Tennessee State Gospel Choir, che ci regalerà la Gospel Explosion di questa edizione del festival.
Diretto da Justin Butler, il coro presenta un repertorio che unisce tradizione e modernità, offrendo una inaspettata rilettura dei brani della tradizione gospel, permeata da suoni elettronici.
Insigniti del premio del National Choir Explosion di Louisville nel 2015, i circa trenta artisti che compongono questo coro ci accompagnano nel nuovo anno, diffondendo il loro messaggio di pace con grande verve.
Buon 2019!