La suggestiva ed intimistica location del Museo Emilio Greco ospita, alle 12.00 di sabato 29 dicembre, il bellissimo progetto musicale Cinema Italia, che riunisce sul palco quattro grandissimi talenti del jazz: Rosario Giuliani al sax, Luciano Biondini alla fisarmonica, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Michele Rabbia alla batteria.
Il loro è un riuscitissimo omaggio al cinema italiano, che ha svolto un ruolo nodale nel far conoscere la cultura italiana, fino a farla riconoscere ovunque come una eccellenza.
La rilettura moderna che il prezioso quartetto fa di questi brani immortali conferma il valore degli stessi, che hanno vita propria anche se avulsi dalle immagini.
L’omonimo disco, “Cinema Italia”, uscito nel 2016 per l’etichetta Via Veneto Jazz, riunisce brani originali e temi di colonne sonore indimenticabili come quella di “Nuovo Cinema Paradiso” di Morricone, con la quale si apre il concerto.
La magia continua, con Bianco e Nero di Giuliani, composizione ispirata al mondo del cinema.
Ed ecco ancora Deborah’s theme di Morricone, tratta da” C’era una volta in America” e 8 e 1/2 di Nino Rota.
La sala del museo è gremita, il pubblico entusiasta alterna un religioso silenzio nell’ascolto a fragorosi applausi, che sottolineano sia i vari virtuosismi dei musicisti che il gradimento dei brani.
Giuliani, emozionato dalla calorosa accoglienza, condivide con noi una cosa che gli è accaduta: a febbraio gli hanno rubato il suo primo sassofono, di grande valore solo affettivo, poiché regalatogli a suo tempo dal padre; il dispiacere fu tanto, quanto lo è stata la meraviglia di vederselo restituire il giorno di Natale.
Ecco quindi un altro brano di Nino Rota, tratto dal film “La Strada”.
Acclamatissimo il bis del duo Biondini/Giuliani che regalano un altro brano di Ennio Morricone, tratto stavolta da “C’era una volta il west”.
Pausa pranzo, con un bel piatto dei tipici umbrichelli alla norcina e poi, alle 15.30 siamo tutti in coda alla Sala Expo del Palazzo del Popolo per Storyville Story, il concerto dedicato a New Orleans, che del jazz ha ispirato le origini.
Il progetto nasce dall’idea dell’eclettico trombonista Mauro Ottolini e del genio della tromba Fabrizio Bosso.
Accompagnati da Paolo Birro al piano, Vanessa Tagliabue Yorke alla voce, Glauco Benedetti al sousafono e Paolo Mappa alla batteria, deliziano la platea sold out con una scaletta che va da Memphis Blues di William Christopher Handy a New Orleans di Hoagy Carmichael, non dimenticando St. Louis Blues, sempre di Handy.
Man mano che si schiude il programma, assaporiamo i vari umori di Storyville, il quartiere hot di New Orleans, dove erano concentrati bische, locali notturni e bordelli e dove hanno avuto origine le grandi leggende del jazz, sia in termini di brani, che di grandi musicisti e cantanti che hanno delineato la storia di questo genere musicale.
Il secondo acclamatissimo bis è Hesitation Blues, scritto da Handy quando la centralinista esitava nel passargli la chiamata della sua ragazza.
Alle 18.00 raggiungiamo i Funk Off, che, marciando tra due ali di folla acclamante, raggiungono il sagrato del Duomo e poi piazza della Repubblica ed intonano brani vecchi e nuovi del loro repertorio come i ‘classici’ Jimi’s Legacy – dedicata ad Hendrix -, Where’s the salsa e le recentissime Perugia.0 e Otto.
Un comunicato stampa informa il pubblico che purtroppo, a causa di una indisposizione, il grandissimo pianista Barry Harris non potrà esibirsi in trio, come da programma previsto per stasera alle 21.00 e nei prossimi giorni al Teatro Mancinelli e che verrà sostituito per oggi da Ethan Iverson e nei prossimi giorni da Dado Moroni.
Ed ecco quindi Iverson al piano, Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria, a regalarci un breve, quanto succulento tributo all’arte di Thelonious Monk: Iverson confessa che non hanno neanche avuto bisogno di provare i brani che eseguono…magia!
Cambio palco ed ecco Iverson alla conduzione della Umbria Jazz Orchestra, che ci presenterà l’arte del pianista Bud Powell come una figura attuale, del XXI secolo.
Dayna Stephens al sax, Inge Jensen alla tromba, insieme a Street al contrabbasso e Nash alla batteria sono gli special guests di questo progetto musicale.
Si parte con due composizioni di Iverson ispirate al modo di essere e comporre di Powell: Sylvia e Tempus fugit.
Nel 1949 Powell scrisse il suo unico pezzo per i fiati e loro lo reinterpretano in un eccellente quintetto formato da pianoforte, tromba, sassofono, contrabbasso e batteria, che propone il pezzo della durata di tre minuti e che ci rivela la vera essenza del bebop.
A seguire, eseguono Un poco loco, il pezzo più famoso di Powell.
Iverson, tra fragorosi applausi, rivela che è la prima volta che scrive arrangiamenti per una big band…un esordio riuscitissimo, non c’è che dire!
Non ancora paghi di musica, raggiungiamo il meeting point di Palazzo dei Sette per assaggiare una invitante zuppa di legumi umbri al ritmo della Anthony Paule Soul Orchestra che, affidandosi alla calda e splendida voce di Wee Willie Walker, riscalda l’atmosfera della notte orvietana con note soul e brani R&B più movimentati della migliore tradizione americana. E mentre sognamo ad occhi aperti durante i brani più lenti e romantici, ci divertiamo a seguire i virtuosismi ed i salti a ritmo del simpaticissimo batterista Derrick D’mar Martin, che, nel finale, suona “di tutto” come se fosse uno strumento a percussione: i bicchieri sui tavoli, le aste che reggono gli strumenti ed i microfoni, il telaio dell’impianto di illuminazione…uno spettacolo nello spettacolo!
Buonanotte, con tanta adrenalina e a domani…