Venerdì 13 luglio si apre la quarantacinquesima edizione di Umbria Jazz: un programma ricco ed eterogeneo, per dimostrare la concretezza del festival rispetto al riconoscimento di manifestazione di rilevanza nazionale, sancito lo scorso anno da una legge dello Stato.
Ai Giardini Carducci, alle ore 16, si esibiscono i Lost In The Supermarket, una giovane e talentuosa band di Bologna, che ha partecipato al Conad Jazz Contest, classificandosi tra i finalisti.
Propongono brani originali, che ricalcano la linea dei grandi standard del jazz internazionale: classe e bravura caratterizzano la loro applaudita esibizione, condita dalla spigliata simpatia della cantante Anais, che presenta i brani ed introduce la band, raccontando qualche aneddoto.
Alle 17,00 il teatro Morlacchi ospita l’anteprima sold out dei Caraviaggianti, un progetto multimediale della pianista Rita Marcotulli, che – insieme ad un’orchestra internazionale – racconta, tra musica ed immagini, la figura e le emozioni legate alle opere del Caravaggio. I testi sono di Stefano Benni, la regia ed il visual designer di Karmachina.
Alle 18.30 ci spostiamo su Corso Vannucci, dove i Funk Off danno vita alla prima colorata marciante di questa edizione del festival. Brani storici come Uh Yeah! si alternano a pezzi nuovissimi come It’s OK, che dà il titolo al loro ultimo cd, di recentissima uscita. Il pubblico segue con entusiasmo il loro colorato e coinvolgente groove.
Sold Out annunciato per la festa dell’ ottantacinquesimo compleanno di Quincy Jones, poliedrica e leggendaria figura legata alla musica jazz, pop, rock, hip hop, dance e chi più ne ha, più ne metta. A quattordici anni si accompagnava a Ray Charles, ha vinto 29 Grammy awards, ha ricevuto numerose lauree ad honorem dalle più prestigiose università, ha collaborato con grandissimi nomi come Dean Martin, Dizzy Gillespie, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Miles Davis. Ha prodotto Thriller di Michael Jackson, il disco più venduto di tutti i tempi, ha scritto moltissime colonne sonore per il cinema ed ha arrangiato, per Frank Sinatra, Fly Me To The Moon, suonata sulla Luna da Buzz Aldrin nel 1969.
Jones, vera e propria leggenda della musica, è stato impegnato anche sul fronte della difesa dei diritti civili, sostenendo le cause umanitarie di Martin Luther King e Nelson Mandela, fino alla celebre We Are The World, campagna per una umanità senza barriere al fianco di Bono Vox e di Bob Geldof. Insieme a loro, è riuscito a far cancellare il debito del Terzo Mondo, dando la possibilità a tantissimi bambini africani di crescere e studiare; ha incontrato Papa Giovanni Paolo II.
La serata, presentata dalla voce calda di Nick The Nighfly, inizia con alcuni brani proposti dalla Umbria Jazz orchestra, diretta magistralmente dalla classe di John Clayton; a loro si aggiungono i Take Six, sei sublimi vocalist dalle calde e coinvolgenti tonalità vocali che ci lasciano a bocca aperta, per la loro grandissima bravura.
Quincy Jones ci parla del suo incontro con la bossanova: negli anni Cinquanta scopre la musica brasiliana, le cui corde lo conquistano immediatamente e profondamente. Pubblica un disco, che fa da precursore al grande successo di questo genere musicale. A rendere omaggio alla parte carioca della sua variegata carriera, sale sul palco Ivan Lins che, con la sua voce calda, fa andare totalmente in visibilio il pubblico dell’Arena Santa Giuliana.
Arrivano quindi Noa ed il chitarrista e compositore Gil Dor: la meravigliosa voce di lei, che si esibisce in brani brasiliani di grande effetto, ci apre il cuore, conquistandoci totalmente.
La segue una strepitosa Dee Dee Bridgewater: affettuosissima con Quincy Jones, esegue Misty abbracciandolo e sedendo di fianco a lui per tutta la durata del brano. Ci regala inoltre Honey Suckle Rose, un brano prezioso, che fa esplodere di applausi entusiasti la platea.
Jones ci introduce l’ospite successivo: il pianista Alfredo Rodriguez, che ha conosciuto quando lui aveva 14 anni, al festival di Montreaux: conquistato dal suo stile, lo aveva aiutato ad andare in America, dove ha avuto inizio la sua carriera. Rodriguez si esibisce con il percussionista Pedrito Martinez, cubano come lui: un momento coinvolgente ed intimista allo stesso tempo, apprezzatissimo.
Jones racconta di conoscere la cantante Patti Austin sin da quando lei era una bimba; le ha fatto da padrino ed hanno collaborato a lungo artisticamente; eccola sul palco, con la sua voce elegante, a regalarci alcuni brani.
Jones ci dice di amare la musica italiana: Ennio Morricone e Armando Trovaioli, per citare i preferiti. Agli inizi della sua carriera ha suonato la tromba: con il senno di poi, ha detto di aver rimpianto di non aver trovato il “suono” di un trombettista italiano, che ama molto: Paolo Fresu, che arriva prontamente sul palco ad omaggiarlo con un paio di brani.
In un crescendo continuo, tutti gli artisti tornano sul palco in formazioni diverse, per continuare al top questa serata di straordinaria ed unica emozione.
Nel gran finale, Quincy Jones va al centro del palco, per ricevere un premio, istituito per l’occasione: l’Umbria Jazz Award, consegnatogli dal patron del festival, Carlo Pagnotta – ottantacinquenne anche lui – e dall’ amico di sempre di Jones, Tony Renis.
Il pubblico si alza e guadagna le prime file: l’entusiasmo ed il coinvolgimento sono al massimo, mentre Quincy Jones dirige l’orchestra nel gran finale.
Si applaude e tanto, a giustissima ragione: l’orchestra torna sul palco e ci regala un altro graditissimo bis.
Che meraviglia. Buonanotte.
Photo by Mario Catuogno SPECTRAFOTO