Direi che dalle prime note di questo esordio del cantautore campano Ivan Romano si ha proprio la sensazione di aver tra le mani un disco di tango argentino. Ma sono solo sensazioni, che sia chiaro. Si intitola “L’inventore saltuario” e dietro una tendina di stelle conosciute e qualcosa di già sentito più volte, esce fuori la personalità di un compositore ed un giocoliere di voce e di parola. Il suo disco parla di vita, di rapporti, di genitori, di figli e di tanto altro. Scomoda il Salento e la Campania, scomoda la fisarmonica e un mood da balera popolare, scomoda un disegno tanghero in tonalità scure di colori ed organze. E poi una tromba a portarci nel noir e nel western e una batteria tra spazzole e ritmi jazzati. Saltuariamente si incontrano inventori ed è questa la volta ed il caso di fermarci a fare due chiacchiere con lui. Prima di questo sottolineato coma sia bello ascoltare “Voce ‘e notte” ancora una volta, scelta dal nostro come unica cover del disco, a chiusura, a guisa di un arrivederci e di un punto fermo deciso a mettere in chiaro sul chi sia davvero Ivan Romano.
Napoli. Quanta Napoli e in generale quanta Campania c’è in questo disco?
Se ascolti il suono della tammorra o la canzone “Voce ‘e notte” pensi a Napoli, la sua eterna bellezza, la sua storia e suoi tanti artisti che l’hanno rappresentata. La “Fisarmonica” è apprezzata in Irpinia, tanti giovani musicisti la suonano, rappresentare la Campania per me è motivo di grande onore!
Prima “Irpinia” e poi “Salento”. Come si collegano i due scenari?
Volendo analizzare le vicende storiche entrambe facevano parte del Regno delle Due Sicilie, nell’ambito musicale sia nella taranta che nella tarantella vi è un filo conduttore che le lega, i suoni mediterranei, la cultura per la musica popolare e la valorizzazione dei territori.
Dove e come hai ricercato le radici artistiche per la tua scrittura?
La mia scrittura nasce da ciò che vedo, da quello che vivo, dalle sensazioni che mi sfiorano ogni giorno, descrivo le emozioni di un piccolo sognatore, esprimo lo stato d’animo di un visionario, esterno le meraviglie ed i sacrifici che la vita ogni giorno ci dona.
Ma possiamo dire che “L’inventore saltuario” è un disco di musica Folk (nella sua accezione più pura)?
“L’inventore Saltuario” è un viaggio Folk che parte dall’Irpinia con i suoni popolari della tammorra, passa per l’Argentina con una fisarmonica seducente folk/jazz a tratti tangheggianti. Dal suono metropolitano della tromba ed i ritmi latini delle percussioni si ritorna indietro nel Medioevo con il suono classico del flauto traverso. Questo è il mio Folk, il Folk de “L’inventore Saltuario”.
Forte l’impronta della fisarmonica di Carmine Ioanna. Dalla Campania si passa all’Argentina…?
Si, Carmine Ioanna è un bravissimo Fisarmonicista Folk/Jazz, lui ha il grande dono dell’improvvisazione, abbiamo trovato subito la giusta sinergia, una forte empatia che ha caratterizzato fortemente il progetto. Carmine ha nei suoi tasti le sonorità del tango Argentino, egli come me viene dalla strada, è un gira mondo, è un visionario.
Hai una carriera certamente non di prima battuta. Dunque oggi come vedi la scena musicale italiana? Un disco come “L’inventore saltuario” cosa pensi riesca a catturare in questa giungla?
Io credo che oggi la società ha tantissime distrazioni, sono pochissime le persone che ascoltano la musica, la maggior parte la sentono! siamo attanagliati dal materialismo e ci dimentichiamo la bellezza delle cose semplici. “L’inventore Saltuario” cerca di affascinare gli ultimi romantici, innamorati dell’arte della musica.