L’unico modo per credere che questo tour stia davvero celebrando i suoi 75 anni è ripercorrere la sua carriera. Dal primo disco da leader, “Tones for Joan’s Bones”, nel 1966, attraverso le mirabili avventure sonore che hanno portato Chick Corea a toccare generi differenti, dal free alla fusion, dal latin alla classica, a sperimentare suoni e armonie, a inventare gruppi e “mischiare” musicisti, rasentando sempre la perfezione. Viceversa sembrerebbe di trovarsi di fronte ad un musicista molto più giovane, con energia da vendere, nel pieno della maturità artistica e con tanto ancora da regalare a colleghi ed estimatori. E in effetti questo è oggi Armando Anthony “Chick” Corea, classe ’41, il quale non trova miglior modo per festeggiarsi che omaggiare i suoi eroi. O meglio, alcuni suoi imprescindibili “influenzatori”.
Con un quintetto di fidate stelle dà vita ad un concerto sobrio ma scintillante, quasi cameristico ma potente. Supportato da una ritmica sontuosa, composta da Christian McBride al contrabbasso e da Marcus Gilmore alla batteria, e affidata la front line al sassofono di Kenny Garrett e alla tromba di Wallace Roney, Corea si ritaglia quasi un ruolo da direttore d’orchestra. Con pochi sguardi riesce a tenere a bada tanta esuberanza, dosando i soli per meglio farli risaltare, dirigendo attacchi ed entrate, fungendo con il suo pianismo quasi da collante per il resto della band. Lui, il pianista “capobanda” che dall’alto della sua esperienza crea le giuste sonorità, grappoli di note a dirimere armonie complesse, per quattro incontenibili animali da palcoscenico, leader a loro volta, pronti a far sfogare il proprio strumento al primo cenno di “debolezza”.
Ne viene fuori un quintetto quanto mai equilibrato e dall’interplay emozionante, fin dal primo omaggio a Bud Powell. L’impasto sonoro dei temi suonati all’unisono dai fiati penetra nella memoria dell’ascoltatore, tocca le corde dell’anima e trascina lo spettatore in uno stato di trans, interrotto solo dai virtuosismi di McBride, che da solo “si lavora” Sofisticated Lady di Duke Ellington mettendo in mostra muscoli e tecnica sopraffina, e dall’omaggio a Pino Daniele. In forse fino alla fine, Corea non se l’è sentita di privare l’Arena del ricordo di Pino. Poche struggenti note alla tastiera introducono Sicily e parte l’applauso commosso della platea. Il tema ancora una volta con tromba e sax all’unisono, stavolta, è un po’ incerto, a indicare che il brano è stato letto e deciso all’ultimo momento. E’ il pubblico, in quest’occasione, a sostenere con trasporto l’esecuzione. Talvolta, come si dice, basta il pensiero.
Nonostante le dimensioni dell’Arena, purtroppo non piena come l’occasione avrebbe meritato, nonostante l’enorme palcoscenico e la distanza fisica tra pubblico e artisti, l’atmosfera ricorda quella di un jazz club, grazie soprattutto alla chiarezza espositiva della band, rovinata di tanto in tanto da qualche problema tecnico a danno dei fiati. Le circa due ore di concerto si concludono con due bis. Corea gioca con il pubblico al classico call and response, proponendo brevi riff che la platea ricanta. E riscalda gli animi in vista del suo brano forse più famoso, Spain, in versione ridotta ma vivace, una sorta di Ite Missa Est attesa da tutti.
Alla fine verrebbe da augurare a Chick Corea altri 100 di questi 75 anni e di confessargli che il nostro grande eroe è proprio lui!
CHICK COREA 75TH BIRTHDAY CELEBRATION HOMAGE TO HEROES
Napoli 16 luglio 2016 – Arena Flegrea
Chick Corea, pianoforte e tastiere
Kenny Garrett, sassofono
Wallace Roney, tromba
Christian McBride, basso
Marcus Gilmore, percussioni